Il parere del responsabile sanitario di tutte le nazionali di Calcio nel corso del dibattito “Il calcio ha un virus?” organizzato dal Panathlon Club Milano. “L’Italia sarà come sempre capofila rispetto alle altre federazioni nazionali”
Di Andrea Buonaiuto
Temi ‘caldi’ e sangue ‘freddo’ nel corso dell’incontro tra Panathlon Club Milano e il Dott. Andrea Ferretti, responsabile sanitario di tutte le nazionali di calcio. Un confronto reso possibile dal collegamento in diretta sulle piattaforme Facebook e Youtube di Panathlon Club Milano. Si è discusso di ripresa dello sport, sull’attuale stato della pandemia e sulle misure di prevenzione in vigore e da aggiornare. Ferretti – non lesinando critiche all’Organizzazione mondiale della sanità oltre che al concetto di ‘aziendalizzazione’ del nostro sistema sanitario – ha risposto alle domande degli utenti nel corso di un dinamico dibattito – “Il calcio ha un virus?” – condotto dal Presidente Panthlon Milano Filippo Grassia, in sintonia con il Governatore area 2 Lombardia Attilio Belloli.
Filippo Grassia: “La Francia ha chiuso tutto fino al 31 agosto, la Bundesliga ha ipotizzato di ripartire dopo la secondo week end di maggio”. In Italia?
Andrea Ferretti: “La Commissione Figc – con il dott. Zeppilli e con i rappresentati di tutte le componenti del calcio Aic, Aia, le varie leghe A e B e Legapro, esperti virologi e infettivologi – ha redatto un Protocollo molto serio, articolato, incentrato sulla tutela della salute dei gruppi-squadra (dirigenti, tecnici, medici fisioterapisti, preparatori). Protocollo apprezzato da tutte le istituzioni, la sua realizzabilità dipende dalle circostanze che si manifesteranno nei prossimi giorni. La Commissione ha tenuto conto dei pareri dell’associazione medico-sportiva. L’evoluzione dell’epidemia nei prossimi giorni potrà fare la differenza sulla ripresa definitiva del calcio”.
Filippo Grassia: I calciatori non si spiegano “perchè non è consentita la ripresa allenamenti in sicurezza”?
Andrea Ferretti: “La sicurezza è un argomento difficile in questo momento. Bisogna ridurre al minimo la percentuale di rischio. Il Governo ha fatto le sue valutazioni in coscienza, si aspetterà un paio di giorni, poi verrà presa una decisione definitiva o in un senso o nell’altro: o la ripresa o lo stop definitivo. Abbiamo imposizioni dall’Uefa, che ha detto che bisogna terminare il 2 agosto. Noi tutti aspettiamo le decisioni del Governo su questo argomento.
Filippo Grassia: Il Ministro Spadafora, in tema di ripresa del calcio, ha detto che la strada è sempre più stretta.
Andrea Ferretti: “Vivo a Roma, non c’è stato quell’impatto devastante avuto nelle altre regioni. Gli infettivologi stanno valutando il rischio che l’ apertura delle attività possa comportare. Stanno decidendo, mi auguro che ci sia spazio per la ripresa del calcio… un po’ di margine ancora c’è. Si può rimediare, anche lavorando di notte alla redazione dei Protocolli per le partite dopo quello redatto per gli allenamenti”.
Filippo Grassia: Cosa accadrebbe se un calciatore, un tecnico, un medico, un magazziniere o lavoratore venisse trovato positivo?
Andrea Ferretti: “Questo uno degli aspetti su cui si sta intervenendo, se ne sta parlando con la Commissione medica della Figc e con il Ministero. Come noi anche le altre federazioni delle altre nazioni stanno valutando se riprendere o meno, anche sui numeri della Germania ci sono delle incertezze. C’è chi sostiene che queste piccole riaperture stiano comportando una ripresa dell’epidemia. Tutto questo ottimismo potrebbe rientrare rapidamente, a cominciare dalla Germania. Io non sono così sicuro che le altre nazioni vadano verso la conclusione dei campionati. L’Italia farà, come spesso accade da decenni nella medicina dello sport, da capofila”.
L’intervento di Attilio Belloli, Governatore Panathlon Area 2 Lombardia:
“Voglio soffermarmi sulla mortalità della Germania rispetto alla nostra…. Credo che i dati effettivi siano maggiori di quelli comunicati. I morti sono di più, più vasta la percentuale di contagiati. Personalmente non mi strapperei i capelli se il calcio non dovesse riprendere – e lo dico da tifoso atalantino – anche se sarà dura. Condivido la comparazione con le aziende: se riaprono, non è poi così problematico riaprire il calcio con tutte le attenzioni del caso”.
In seguito il quesito di Belloli: la ripresa sarà su base nazionale o Europea? Si riprenderà coordinatamente in tutta Europa?
Andrea Ferretti: “Francia, Olanda e Belgio hanno già deciso per lo stop dei campionati, la Germania vorrebbe riprendere, ma non sono sicuro che ci riuscirà. L’ Uefa ha stabilito una data limite per la definizione delle squadre qualificate alle competizioni internazionali (Champion’s o Europa League): che è il 2 o il 3 agosto. L’ Uefa non intende interferire con le federazioni sulla definizione di queste squadre, che di solito avviene sulla base della classifica. Spagna e Inghilterra non hanno ancora deciso se, come e quando riprendere. La nostra decisione sarà di fondamentale importanza anche per le altre federazioni nazionali. Quali saranno questi criteri per stabilire le griglie lo decideranno i dirigenti, noi medici ci siamo limitati a questo Protocollo per la tutela del gruppo squadra. Ci sono state obiezioni… È un protocollo molto rigido, ma noi medici abbiamo il dovere di dare direttive precise. Gravina ha fatto di tutto per portare a termine il campionato, se non si dovesse raggiungere questo obiettivo è perchè esisteranno condizioni di assoluta impossibilità ad andare avanti”.
Filippo Grassia: “Dall’inizio dell’emergenza mi ero battuto affinchè si chiudessero i giochi. Ritenevo che la presenza del pubblico potesse aumentare la pandemia… queste mie esternazioni non sono state gradite ai piani alti evidentemente …. devo anche dare atto a Gravina che sta facendo di tutto per chiudere il campionato onde evitare ricorsi giuridici sia alla magistratura ordinaria che alla giustizia sportiva e anche perchè tutti i club possano incassare l’ ultima rata dei diritti Tv del calcio, in caso contrario andremmo incontro a situazioni grossolane. Tutti gli sport hanno pari dignità però il calcio – indotto pari 7% Pil nazionale – ha un impatto economico, sociale e mediatico di ben altra rilevanza”.
Se il campionato non dovesse riprendere, cosa accadrebbe nella prossima stagione?
Risponde Filippo Grassia: “L’Uefa ha detto che conterà la media punti per partita poiché non tutti i club hanno disputato lo stesso numero di gare. Forse l’Uefa potrebbe far slittare ancora di 60 giorni la conclusione della stagione ‘in fieri’, in modo da fare chiudere le coppe in agosto e cercare far finire i campionati più avanti, comunicando i risultati ad ottobre per evitare strascichi di natura giuridica ed economica”.
In scia Andrea Ferretti: “Ipotesi che non dovrebbe essere esclusa a priori, anche se cozza con la nostra tradizione che vede nei mesi settembre-maggio l’inizio e la fine dei giochi. Proiettandosi verso il Mondiale d’inverno nel Qatar, tutto sommato una fine del campionato a novembre ripetuta anche nella stagione successiva – quella del mondiale 2022 – tutto sommato potrebbe essere una novità tutt’altro che sconvolgente, ci abitueremo a vedere le partite sotto l’ombrellone, una soluzione che metterebbe più di calma. Si potrebbe decidere di finire i campionati a novembre, riprendere a gennaio con la nuova stagione calcistica e interromperla per gli Europei 2021, e rifinire di nuovo a novembre dell’anno prossimo. Stessa formula l’anno successivo (quello dei mondiali in novembre 2022). Poi si potrà risistemare tutto in linea con le vecchie tradizioni”. Riprende Grassia: “Ne avevo parlato con Gravina il mese scorso, valutando insieme che non sarà più possibile rispettare le stagioni calcistiche così come le abbiamo vissute per tantissimi anni. Potrebbe essere suggerimento per Gravina ma anche per Ceferin, presidente Uefa”.
Filippo Grassia sullo stato del sistema sanitario nel nostro Paese. I Presidi territoriali, in Italia se non cancellati sono stati dimezzati nella loro operatività, anche le terapie intensive sono state ridotte: nel 1980 c’erano 922 posti ogni 100mila abitanti. Nel 2013 – ultimo dato – 275 per 100mila abitanti. Spero che questa pandemia possa invitare classe dirigente sanitaria e sistema politico a rivedere le decisioni sul numero di questi presidi territoriali:
Andrea Ferretti “Ho manifestato le mie idee sul fenomeno che ha investito il sistema sanitario nazionale. Vale a dire l’introduzione del concetto di aziendalizzazione degli ospedali. Io e i miei colleghi abbiamo pagato questa radicale modifica del concetto di sanità. Personalmente non condivido il concetto di ospedale-azienda, poiché si introduce un concetto economico che applicato alla salute dei cittadini è assolutamente fuorviante. Questo concetto ha indirizzato l’intero sistema verso la privatizzazione – anche se convenzionata col sistema sanitario nazionale di molte strutture – investendo anche gli ospedali pubblici che ormai guardano molto al bilancio. In questo modo alcune attività poco remunerative sono state trascurate con una serie di riflessi sull’organizzazione sanitaria nazionale che la pandemia ha messo drammaticamente in luce. Molte delle nostre strutture non erano ne professionalmente ne organizzativamente preparate per affrontare un’emergenza di questo genere. Spero che questa pandemia possa far riflettere su questo processo di aziendalizzazione e su dove ha portato il sistema sanitario nazionale, troppe volte enfaticamente definito migliore del mondo. Non è un cattivo sistema, ci mancherebbe, ma questa pandemia ha messo in evidenza delle pecche che devono essere corrette. Occorre rivedere alcuni aspetti per renderlo più efficiente e pronto ad assorbire qualunque evenienza”. La chiosa di Filippo Grassia: “Anche il Ministro Speranza la pensa come te, sono del resto considerazioni condivisibili ma che dovrebbero rappresentare il volano di una revisione del sistema sanitario nazionale”.