–di Maurizio Simonetti-
Se vi chiedete dove poter sorprendere al lavoro il Maestro il “locus amoenia” non può che essere alla Sua Altezza, la Residenza dei Duchi Varano a Terria, lungo la strada provinciale che va da Rieti a Greccio.
Vi giunge a bordo della sua station wagon grigia, un contenitore inconsapevole di pezzi unici, preziosi e di nobili fattezze che ne fanno l’Auto, con la A maiuscola del Maestro Morsani, Dino per gli amici.
All’aspetto si coglie immediatamente la sua forza e al cospetto la sua verve di uomo acutissimo, molto amato dalle estimatrici del fascino latino e dell’artista. Intorno a lui appena entrati nel laboratorio-studio affacciato sul parco della reggia aggettano bozzetti, sculture, impasti, bronzi, marmi dentro una eleganza da classicismo greco. Le sue mani hanno plasmato la replica dei Bronzi di Riace innalzati in uno slancio degno di Fidia, in fondo quante analogie e quanta perfezione c’è in quella materia. Ma per capire bene quanta armonia, equilibrio e misura ci sia nelle sue creazioni bisogna conoscere prima che la storia quest’uomo che proferisce parola come un oratore cresciuto alla scuola dei Sofisti.
Il Maestro sa incantare, ti racconta come plasma la materia, cosa sente dentro la materia, come il suo sentimento e la sua anima sono trasferiti nella morbidezza delle forme. Dal nulla crea la perfezione e poi alita sulla sua creatura e sembra darle la parola. E’ l’arte.
Dire che è stato un grande atleta passa quasi in secondo piano, eppure ha trascorso una vita sui campi di gara, ha cresciuto generazioni di giovani che lo hanno venerato e temuto per la sua coriacea capacità di saper dosare il bastone e la carota forse con una prevalenza dell’uno sull’altra, vademecum per una “mens sana in corpore sano”. Lo studio dell’anatomia e del movimento nella tensione dei muscoli allo slancio sono gli stessi che rintracciamo nelle sculture di guerrieri e nelle figure plastiche dei monumenti e delle opere che possiamo scorgere in città.
La sua impronta nell’atletica reatina ha consentito di legare i successi dello sport al nome di una città riconoscente ai suoi maestri ed allievi, Andrea Milardi su tutti.
Lo sportivo e l’artista, due anime che convivono in Dino Morsani, testimone di una bellissima pagina di cultura e di sentimento che al di là degli onori, delle onorificenze, del successo, ama raccontarsi con autoironia ed elegante leggerezza. Abbiamo tutti bisogno di avere amici come lui.
Tra le sue opere più conosciute troviamo la replica dei famosi
“Bronzi di Riace”, i guerrieri copiati e conformi agli originali che sono stati
anche esposti nel salone dei Congressi di Tebe, con lo sfondo di Micene.
Nella città di Rieti ha raggiunto notorietà e fama con il “Marco Terenzio
Varrone” assorto in placida contemplazione ed il bronzeo gruppo di corpi
protesi verso l’alto realizzato per ricordare le vittime del bombardamento
alleato nell’ultima guerra.
Per il CONI ha realizzato il busto del Presidente Giulio Onesti posizionato presso
la sede del CIO a Losanna una copia del quale incornicia l’ingresso del Salone
d’Onore del palazzo H del Foro Italico a Roma.
Altra grande opera è il Monumento al Totocalcio “La vittoria è di
Dorando”, scultura che ha vinto il concorso in memoria dei 100 anni dalla
vittoria nella Maratona Olimpica di Londra del 1908 di Dorando Pietri, ora
posizionata nell’androne del Comitato Regionale CONI in Via Flaminia Nuova.
A lui è stata conferita “Quercia al Merito Atletico”
la massima onorificenza attribuita dalla Federazione Italiana di Atletica
Leggera per il biennio 2015-2016. Si tratta del riconoscimento attribuito dalla
Federazione a quanti hanno saputo distinguersi nella loro azione a favore
dell’atletica leggera.
È socio del Panathlon Club di Rieti dal 1964 e nel 2019 il Club gli ha
conferito il diploma di benemerenza per i 25 anni di appartenenza al Club.
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