-di Alessandra Rutili-
Se sei stato per anni un personaggio pubblico, conosciuto, criticato, osannato e magari anche contestato, lasciare il palcoscenico sarà ancora più difficile.
In questi giorni di quarantena forzata ho rispolverato dalla mia biblioteca un libro che avevo acquistato circa 10 anni fa. Mi aveva colpito il titolo: Sono morto una notte di luglio.
La copertina è un grande campo da calcio. In primo piano un arbitro estrae un cartellino giallo verso il calciatore che sta difronte a lui. Quell’arbitro è uno dei più grandi che abbiamo mai avuto in italia e che anche l’Europa calcistica ed internazionale ci ha riconosciuto: Paolo Bergamo.
Bergamo, il fischietto livornese, è anche l’autore del libro. Un libro scritto a quattro mani con Valberto Miliani. Ogni singola pagina del testo è un colpo in pieno volto, sferrato contro la sicurezza di quanti hanno parlato di Calciopoli senza conoscere davvero i fatti. Ogni capitolo è un tratto distintivo di Paolo uomo, che con il piglio tipico dei toscani ha combattuto e continua a combattere tutto ciò che è la vita gli ha riservato. Mentre lo leggevo ho ripensato a come ci si deve sentire quando tutti ti voltano le spalle.
Bergamo ha avuto la grande fortuna di avere accanto a se la famiglia e pochi fidati amici. La sua è stata una carriera straordinaria che ha portato un ex calciatore ad essere uno dei migliori arbitri del mondo.
Pagina dopo pagina si vede avverare il sogno di un ragazzo normale. Le partite più importanti, gli incontri con i grandi uomini politici e sportivi. Agnelli, Berlinguer, Blatter. Persino Maria Teresa di Calcutta. Ho conosciuto Paolo Bergamo e di lui ho il ricordo di un uomo apparentemente burbero che si scioglie in un sorriso quando sente parlare di calcio. “Sono morto una notte di luglio” fa riflettere perché, oltre alle vicende sportive e non, colpisce la schiettezza di chi a fronte alta affronta ciò che ritiene ingiusto.
Chi combatte, prima o poi, ha un momento di crollo. Un momento nel quale sembri essere solo contro tutti. Per Bergamo fu quella notte. Ma ogni notte non è mai infinita, ed il libro aiuta a ridare al ragazzo di Livorno una luce nuova.