-E’ mancato GIANNI MURA
-L’Editoriale di Alessandra Rutili
–„[A Gianni Brera] E tu con coscienza e scrupolo artigianale (ma io non dimentico tutti i libri che hai in casa) avevi inventato una lingua viva, piena di venature, di rimandi, come uno che aveva letto Runyon ma anche Folengo. Eri nato con l’atletica e il ciclismo, sapevi raccontare gli uomini e le strade.“
di Alessandra Rutili
Sono queste le parole che Gianni Mura usò per ricordare il collega ed amico Gianni Brera. Poche righe dalle quali si evince tutta la la sua grande professionalità e cultura. Nato a Milano nel 1945, dopo gli studi classici, più per dovere che per scelta Gianni entra giovanissimo alla Gazzetta dello Sport. Sono i professori del Liceo Classico Ginnasio Statale Manzoni a segnalare questo promettente studente alle testata sportiva. E’ amore a prima vista. Un amore travolgente che segnerà per sempre la vita di Mura. Dotato di un’intelligenza vivace e curiosa Gianni Mura si occupa di calcio, ciclismo. Fa appassionare gli italiani raccontando del Giro e delle bellezze del Bel Paese. La domenica per La Repubblica scrive una rubrica intitolata “Sette giorni di cattivi pensieri”. Presidenti, dirigenti e calciatori attendono il verdetto, sempre molto sarcastico di Mura. Lo stesso riferirà in un’intervista di aver ricevuto migliaia di lettere dai diretti interessati. Messaggi letti che però non hanno scalfito l’etica di un giornalista dalla schiena dritta. I cavalli di razza, però, non si accontentano mai e Mura si mette alla prova anche come scrittore, aggiudicandosi nel 2007 il Premio Grinzane- Cesare Pavese con il suo primo romanzo “Giallo su giallo”, ambientato durante il Tour de France. La firma storica di Repubblica è stato direttore di E-Il mensile, la rivista di Emergency, con la moglie invece teneva la rubrica “Mangia e Bevi” sul settimanale “Venerdì”. Schietto, e poco avvezzo a giri di parole, usò toni duri contro la Figc definendo la lotta la razzismo nel calcio italiano “solo una lotta a parole”. Il grande Brera, intuì subito il talento di Mura, tanto da considerarlo il suo allievo prediletto. Avevano molte passioni in comune; tra tutte l’amore per la letteratura e la buona tavola. Quando il mastro morì in un incidente stradale, al “discepolo” tocco il compito più duro, quello di scriverne il coccodrillo. Si racconta che lo avesse dettato in lacrime da Malta. Da oggi quelle lacrime sono quelle di molte donne e uomini che lo piangono. Da oggi, ci siamo noi. I senza Mura.