-di Lorenzo Fabiano
-LA GOLDFINGER DEL BIATHLON MONDIALE
«Dedico questi risultati a tutta l’Italia, sul fucile ho scritto anche ‘Vinceremo insieme’, e ce l’abbiamo fatta, non servono tante parole. Il messaggio? Solo insieme ce la faremo, noi italiani facciamo sempre vedere di quale pasta siamo fatti nei momenti difficili, non ho dubbi» ha detto Dorothea Wierer, felice con la sua seconda coppa del mondo di fila tra le mani. Proprio così, «Vinceremo insieme» stava scritto a fianco di un cuore tricolore sulla carabina di Dorothea Wierer, e insieme abbiamo vinto. Eh già, perché a spingere la regina di Anterselva nella tundra desolata di Kontiolahti, oltre al suo, c’era anche il cuore di un paese che sta in ginocchio ma non si piega e sulla linea del Piave resiste al nemico invisibile invasore.
Le vittorie più belle son quelle più sofferte, si dice; ebbene, all’ultimo poligono di Kontiolahti, davanti alla tv abbiamo esultato come al rigore di Fabio Grosso nel 2006 a Berlino. Roba da matti. La bellezza di uno sport come il biathlon affonda le radici nell’imprevedibilità; la partita è sempre aperta, guai solo a pensare di averla chiusa prima del tempo, perchè le brutte sorprese si ritorcono come il volo di un boomerang. Inutile dire, che i nervi saldi contino quanto la sciolina sotto gli attrezzi: e allora all’ultimo duello a colpi di fucile, Dorothea Wierer è stata capace di tenerli a freno, Tiril Eckhoff, no. La differenza è stata questa. Pensate che prima della pazza gara di ieri, un vero e proprio spareggio che assegnava la coppa del mondo, la norvegese aveva sbagliato nelle prove inseguimento della stagione un solo bersaglio su 40. A Kontiolahti ha fatto cilecca quattro volte, addirittura tre al poligono finale, quello che più che una gara di biathlon poteva benissimo essere il set di un western di John Houston.
Dorothea Wierer varca il cancello del parco delle leggende: nel raggio di due inverni, ha portato al di qua del Brennero qualcosa come tre medaglie d’oro ai mondiali e due coppe del mondo. Ha mandato in frantumi il vaso dei record; non le bastava di essere la prima atleta italiana a vincere una coppa del mondo di biathlon, ma ha fatto ora doppietta, impresa mai riuscita in passato a nessun’altra regina nella storia degli sport invernali azzurri. È la quarta donna nella storia del biatlhon a firmare la striscia del bis; prima di lei ci erano riuscite una russa, Anfisa Rezcova nel 1992 e 1993, e due svedesi, Eva Korpela nel 1986 e 1987, e l’immensa Magdalena Forsberg, che fece un filotto di sei dal 1997 al 2002.
Dorothea ci aveva già regalato quest’anno la gioia di due medaglie d’oro ai mondiali di Anterselva: non le si chiedeva nulla, in fondo poteva benissimo bastare così. Nel momento della nostra ora più buia, ha voluto farci un altro regalo e alleviarci a suo modo le pene delle nostre prigioni domestiche. Lo ha fatto pescando l’ultima goccia di benzina che le rimaneva nel serbatoio, quella dell’orgoglio, quella che stilla dalla sorgente del cuore, quella che se vuoi, triboli da matti ma alla fine ce la fai. Messaggio forte, in giorni come questi.
Al carnet manca ora solo un oro olimpico. I giochi sono però tra due anni, mai così lontani in un momento così. Se persino il presente è lontano, figuriamoci il futuro. Dorothea Wierer non ha ancora deciso il da farsi; Pechino 2021 potrebbe essere la sua ultima stazione, ma allargare la famiglia è forse la medaglia cui ambisce di più. Si vedrà. Intanto, non resta che una cosa, dirle grazie. Fatelo da casa, fate i bravi.