–L’ala destra dal dribbling fulminante che zittì il Brasile al Maracanà con il gol che valse il mondiale per l’Uruguay nel 1950.
-di Massimo Rosa
Alcide è passato alla storia del suo Paese per avere segnato la rete della vittoria contro Brasile nella finale del 1950 al Maracanà di Rio, la prima disputata dopo il conflitto bellico.
La sconfitta brasiliana fu consumata davanti a 170 mila increduli spettatori. Una tragedia mai dimenticata, come lo sarà la smisurata disfatta contro la Germania per 7-1, un vero e proprio record.
Ma se questa volta è stato un Paese europeo, quella volta fu il piccolo Uruguay, con una popolazione oggi di 3 milioni di abitanti ma non certamente allora, contro il colosso Brasile che di persone ai giorni nostri ne conta 201 milioni, praticamente Davide contro Golia.
Le Camisetas Celestes, non bisogna però dimenticare che avevano vinto il primo Mondiale della storia calcistica già nel 1930 proprio a casa loro, a Montevideo. E con quel titolo scesero in campo nel tempio del calcio mondiale contro un Brasile dato dai bookmaker come vincente, quindi pagato poco o niente, perché già scontata la vittoria dei verdeoro. Ma così non fu perché il nostro eroe fece zittire i 170 mila con quella palla infilata alle spalle del numero uno avversario, quella palla capace di mandare in crisi l’intero Paese ospitante, tanto è l’amore per la loro squadra.
Sorride Alcide quando ci ripensa e dice:” Solo tre persone hanno azzittito il Maracanà, il sottoscritto, il Papa e Frank Sinatra”. E’ vero, come dargli torto.
Al pensiero di avere compiuto quell’impresa-miracolo la mente lo riporta indietro di sessantaquattro anni…a quel 16 luglio quando «Barbosa pensava che ripetessi la stessa azione del primo goal, cioè un passaggio all’indietro per l’accorrente compagno. Ma si sbagliava. Eccome. Dunque intravidi che aveva aperto lo spazio tra lui ed il palo. Nemmeno il tempo di pensare che dal mio piede partì una bella botta infilando il pallone tra il numero uno avversario ed il palo. Era fatta, eravamo campioni del mondo». Ghiggia, con quella palla avvelenata, gettò nella disperazione chi era sulle tribune, ma non solo loro anche l’intero Brasile.
Erano tanto sicuri di vincere che la stampa carioca aveva già fatto i titoli con “Brasil campeão do mundo”. Evidentemente ospitare questo torneo non porta fortuna al Brasile, meglio per loro giocare e vincere altrove, tanto sotto lo sguardo del Cristo di Ipanema non c’è trippa per gatti.