-Finalmente dopo lunghi anni la Coppa del Mondo torna in Italia
-di Lorenzo Fabiano Della Valdonega-
È finita, e non ne vedevamo l’ora. Lo abbiamo già detto, e qui lo ripetiamo: Federica Brignone è un lampo di luce nel buio del tunnel in cui il virus carogna ci ha cacciati. Una goccia d’acqua fresca nelle sabbie del deserto che ci avvolge. È lei la prima sciatrice italiana a vincere la coppa del mondo di sci alpino. La storia è questa. Nemmeno la sublime Deborah Compagnoni ci era riuscita. Troppe, le visite in sala operatoria in quella leggendaria carriera. La grande sfera di cristallo non alloggiava in Italia dal 1995, quando fu Alberto Tomba a portarcela a casa. Prima di lui, l’onore era toccato a Gustavo Thoeni, quattro volte, e a Piero Gros, una. Ce l’ha riportata Federica Brignone, capace di incidere con le sue lamine il proprio nome sulle nevi del circo bianco; coppa di combinata, coppa di gigante, che nello sci vale quanto un 30 e lode in scienza delle costruzioni per uno studente di architettura, e poi la laurea della grande coppa, cum laude ovviamente. Che dire poi delle prove veloci, laddove al traguardo arrivava quando le altre davanti stavano già al calduccio in baita, e ora invece sui podi ci sta anche lei. Strabiliante, la sua crescita, all’apogeo della maturità. Una sciatrice completa. Applausi.
Ci sarebbe da far saltar tappi di spumante in allegria, ma non ci pare il caso. I motivi sono molteplici. Alcuni scontati, altri meno. Non è per remare contro e ritagliarsi così la parte dei bastian contrari, non è per recitare la parte delle mosche bianche, e nemmeno quella delle voci fuori dal coro. Fufferie. È semmai per l’onor del vero, che nel nostro mestiere non sarebbe un dettaglio di poco conto. E allora bisogna raccontarla tutta, perchè c’è anche il resto. Federica ha fatto qualcosa di straordinario, e su questo almeno siamo tutti d’accordo; ma quella, che nemmeno le hanno fatto alzare tra i fantasmi di Åre, è una coppa monca che una federazione internazionale seria e responsabile non avrebbe dovuto nemmeno assegnare. Perchè una stagione disgraziata e tribolata come questa non si era mai vista, perchè 11 gare cancellate sono un’altra coppa del mondo, perchè la sciatrice più forte che c’è in circolazione, quando aveva la coppa già a casa sua a Vail, è stata investita da un dramma che le ha sconvolto la sua giovane vita.
Già che ci siamo , apriamo una parentesi per dire come il tambureggiare del tam tam mediatico scatenatosi sull’eventualità del suo rientro, sia stata un’opera di sciacallaggio da esporre nella galleria degli orrori del giornalismo. Tutti a far conti e conticini, tutti a sfoltir petali sulla floscia margheritina del torna o non torna, in barba al dolore altrui. Fino alla nausea. Come se non bastasse, quando Mikaela Shiffrin ha trovato la forza di tornare, ci si è messo di mezzo questo bastardo invisibile che si sta prendendo tutto. Crediamo ce ne sia abbastanza da risparmiarci perlomeno i cortei di fanfare nazional popolari da operetta.
Lo stesso vale per la coppa maschile, che tra mille accidenti è finita tra i fiordi norvegesi a casa di Aleksander Aamodt Kilde, il terzo incomodo a godere tra i due litiganti, il suo connazionale Henrik Kristoffersen e Alexis Pinturault. Se Kristoffersen con la coppa di gigante e quella di slalom, può almeno sorridere, al francese non è rimasto che un bottiglione di fiele. Altro che champagne, il grande sconfitto della stagione è lui; la sola coppa di combinata vale pochino e certo non lo consola di una coppa del mondo svanita per 54 punti. Dalla sua, la cancellazione dell’ultimo atto di Kranjska Gora, dove con un gigante e uno slalom sulla Podkoren a disposizione avrebbe potuto chiudere la partita a suo favore. Niente da fare. La coppa è monca, nemmeno le finali a Cortina ci siam potuti godere. E dispiace perchè sia Federica Brignone che Aleksander Kilde, avrebbero meritato di godersi una gioia simile in ben altro modo e ben altro contesto. Un saluto affettuoso va infine ai nostri alfieri azzurri, e non solo loro, finiti sul lettino del chirurgo con le ginocchia spezzate. Li aspettiamo presto. È andata così, peccato. È la vita, che in questi giorni drammatici stiamo combattendo per riprenderci. Allo sci diciamo “arrivederci al prossimo anno”, quando avremo i mondiali a casa nostra a Cortina. Adesso abbiamo tutti altro da fare e pensare.