-di Fabrizio Pasquali–
Sul piano tecnico, il ’56 è determinante per l’apporto delle innovazioni ingegnose di Chapman e Costin: il telaio irrigidito, la posizione notevolmente abbassata e studiata aerodinamicamente del pilota costituiscono particolari fondamentali per l’evoluzione costruttive delle vetture di F.1 che verranno poi adottati poco alla volta da tutte le altre Case.
Vanwall e Cooper entrano in agonismo diventando subito competitive: da segnalare anche l’uso sempre più frequente dei freni a disco, della cui importanza è fin troppo banale parlare.
Dopo il ritiro della Mercedes, Fangio, forte di tre titoli iridati, ha solo l’imbarazzo della scelta e, da astuto conoscitore di vetture e Team, sceglie Ferrari, anche se non andrà d’accordo con lo staff tecnico di Maranello.
Le “Rosse” presentano, oltre all’Argentino, uno squadrone composto da Castellotti, Collins Musso e Gendebien.
Ma le vetture più numerose all’apertura della stagione in Argentina sono le Maserati con ben otto partenti contro le cinque Ferrari D 50. Fra i piloti di spicco del Tridente Moss, Behhra e Perdisa.
Vanwall può contare sugli ottimi Hawthorn e Schell e comincerà a gustare il sapore dei podi.
Fangio vince in Casa, ma sulla vettura di Musso per cui il secondo, Behra, avrà più punti di lui (caratteristiche del regolamento del tempo).
Maserati ottima a Monaco con Moss “Winner”, mentre Collins farà doppietta in Belgio e Francia, candidandosi per l’iride.
Fangio schiuma rabbia ed è guerra aperta con Ferrari, ma il Campione saprà rifarsi splendidamente a Silverstone con una gara tatticamente perfetta: sente i motori dei colleghi e capisce che non resisteranno al passo per i 476 chilometri previsti: non sbaglia nulla e vede gongolando il ritiro in successione di Hawthorn, Brooks e Moss e, come il gatto col topo vince per k.o. tecnico.
Nell’inferno del Nürburgring tiene testa ad una marea di Maserati scatenate, vince ed è accreditato del punto supplementare per il giro più veloce.
Adesso attenzione; va sfatata una credenza cavalleresca e leggendaria, ma inesatta: quella che attribuisce al gesto nobilissimo di Collins (che a Monza cede la sua Ferrari a Fangio appiedato dalla rottura del motore ) il quarto mondiale dell’Argentino.
Chi ha riportato nella storia della F.1 questo episodio forse non aveva ben fatto i conti col regolamento dell’epoca: Collins avrebbe conquistato l’iride solo se avesse vinto a Monza con l’accredito supplementare del giro più veloce, dato che in ogni altro caso Fangio l’avrebbe superato in classifica. Considerata invece la posizione che occupava in gara, secondo alle spalle di un Moss velocissimo con la sua Maserati, non si capisce bene il motivo della cessione della propria vettura a Fangio, dato che l’Argentino, ancor prima dell’ultimo G.P. di Monza, aveva un punteggio valido in classifica superabile dal solo Collins, ma alle condizioni sopradescritte.
Tale “generosità” , con tutto il rispetto per il gesto sportivo, lo privò invece di un secondo posto in Classifica mondiale che di fatto lasciò al rivale Moss in Maserati.
Non credo che alla fine Ferrari sia stato così felice di tale scelta, ma forse nella concitazione della gara il Driver inglese non aveva fatto tutti i conti, o, più probabilmente avrà voluto lasciare l’arrivo a Fangio, inutilmente secondo ai fini della Classifica, ma “Mondiale” sul podio anziché in tribuna.
La stagione va ricordata anche per lo sviluppo della Maserati 250 F che a fine stagione risulterà la vettura più performante e, fra le curiosità, il debutto senza seguito o fortuna di sorta del glorioso marchio Bugatti, in pista con un improbabile otto cilindri posteriore collocato trasversalmente.