-Di Francesco Schillirò-
Concetto Lo Bello è ancora oggi l’emblema del leader; con la sua ampia falcata correva per tutto il campo essendo sempre presente nella zona giusta ‘prima che si sviluppasse l’azione.
Possiamo dire che era un vero conoscitore della tecnica e tattica calcistica, che gli consentiva di non seguir l’azione, ma di prevenirla, anche se come piccolo neo della sua carriera, si può rammentare, che nel campionato interregionale di promozione 1948-49, durante la partita Caltagirone versus Trapani, segnò involontariamente un gol di testa a favore del Caltagirone. Correttamente nel rispetto del regolamento, convalidò la rete.
Una sua caratteristica era la corsa all’indietro con spalle dritte e petto in fuori, per seguire sempre l’azione.
Era veramente il primo attore sui 23 dentro il rettangolo di gioco, con quel suo fischio perentorio e con il gesticolare che non ammetteva repliche.
Ma anche fuori campo si imponeva per la sua inflessibilità e per la sua “schiena dritta “davanti ai poteri forti.
Gianni Brera, che da grande giornalista esperto di calcio, ne capiva qualche défaillance, in un suo articolo lo definì il “Minosse degli stadi”, ma concluse l’articolo affermando:” Come non voler bene tanto uomo?”.
Concetto Lo Bello iniziò la carriera di arbitro di calcio e pallanuoto nel 1944.
A quei tempi, visto che i campionati si svolgevano in stagione diversa, alcuni arbitravano nelle due discipline.
Nel 1954 arrivò alla serie A e quattro anni dopo, nel 1958, divenne arbitro internazionale.
Ha arbitrato 328 partite in serie A, record mai raggiunto da altri arbitri.
La sua attività si è conclusa con l’ultima partita internazionale per la finale di
Coppa UEFA Feyenoord versus Tottenham, Lo Bello aveva 50 anni.
Politico e dirigente sportivo, è stato presidente della Federazione Italiana Giuoco Handball (FIGH) dal 1976 fino al 1991, deputato nella Democrazia Cristiana per quattro legislature.
Ritornando all’uomo arbitro, molto si è scritto sul suo operato, ma mai nessuno ha completamente affondato il “coltello”, c’è sempre stato “l’onore ed il rispetto” per questo signor ARBITRO, anche quando qualche decisione non era accettata.
Mi piace ricordare qualche esempio occorso e vorrei iniziare dall’inchino del focoso “paron” Nereo Rocco all’espulsione dal campo. Su questo evento, come è stato raccontato dal dott. Monti, medico di quel Milan :”Rocco uscendo si volta verso di me e comincia a gridare con un linguaggio in dialetto veneto molto colorito “Dotor ,alo visto ,ie drio robarne! (ndr)”. (Dottore, ha visto, stanno rubando)
Avvicinatosi al guardialinee urla “ladri, ladri”, accorre Lo Bello e con calma dice” Qualcosa non va signor Rocco?. E allora si accomodi fuori”.
Si era perso molto tempo, ma il fischio finale avvenne senza recupero.
L’indimenticabile Sandro Ciotti con una sua frase famosa: “Ha arbitrato Lo Bello di Siracusa, davanti ad ottantamila testimoni” chiuse quella edizione di “Tutto il calcio minuto per minuto”.
Ma anche con Gianni Rivera bandiera del Milan di allora, i rapporti non sono stati idilliaci.
Lo Bello alla triste débâcle dell’Italia ai mondiali del 1966, che, a chi l’ha vissuta, ancora brucia, disse” È stata una vergogna, il guaio è che la formazione della nostra nazionale è stata fatta da Rivera e non dal CT Fabbri”.
Certo tra il “Golden boy” ed il “principe degli arbitri” non è corso mai “buon sangue” e Rivera l’ha così spiegato:
” Lo Bello era convinto che gli aizzassi contro i tifosi”.
A questo punto, consentitemi una chiosa sul comportamento di noi siciliani e Lo Bello ben ne rappresentava tutte le caratteristiche.
La disponibilità, la correttezza, la linearità sono nostri valori ma abbiamo forse il difetto di “adombrarci” se pensiamo che qualcuno voglia mancarci di rispetto.
Per cui quando il dubbio giustamente o ingiustamente, a nostro giudizio diventa certezza, allora non c’è più “trippa per gatti”.
Certo non si saprà mai quale è stata la causa scatenante, che ha creato e sempre approfondito il solco tra i due, ma sicuramente insieme e su diversi fronti, hanno scritto una bella pagina del nostro calcio, indelebile nella storia.
Sicuramente Il “Principe dei fischietti” non aveva paura degli spettatori, e mi fa piacere ricordare due episodi con attore la squadra del Napoli:
1.Roma versus Napoli del 29/10/1972 Stadio Olimpico; tifosi del Napoli, tentano di invadere il campo; Lo bello ne afferra uno e a calci nelle terga, lo consegna alla sicurezza.
2) Stadio Collana al Vomero, tranquillo e con la sicurezza di un “domatore” portò a termine la partita Napoli-Juve con 5000 tifosi a bordo campo.
Nessuno dei tifosi, abituati all’invasione, entrò in campo.
Nelle frasi su Lo Bello, mi fa piacere ricordare l’affermazione di Indro Montanelli dopo la partita Fiorentina versus Cagliari del 12/10/69, che a seguito dell’urto Duce
-Duce dei tifosi della Fiorentina, disse: “Entra nel campo col passo del proprietario che perlustri il proprio podere. Se ogni tanto alza lo sguardo sugli spalti, è come se ve lo lasciasse cadere dall’alto…;i fiorentini hanno avuto torto ,Lo Bello non è Il Duce e anche se l’accostamento avesse qualche verosimiglianza, almeno andrebbero rovesciati i termini, perché è caso mai Il Duce che può essere scambiato per Lo Bello ,non viceversa”.
Parlando con Giorgio Costa, dell’idea che avevo di scrivere un pezzo su Lo Bello, mi ha riportato alla memoria un evento occorso il 22/02/1972 alla Domenica sportiva.
Durante la moviola di Carlo Sassi, viene messo in evidenza un rigore non concesso al Milan.
Lo Bello ospite della serata, ricorda Costa, disse:” non si aspetterà che dica che in questa occasione il giocatore è stato più furbo di me, non avevo la moviola quindi…”.
Da questa mia analisi retrospettiva, esce fuori, che Concetto Lo Bello, rappresenta il “VERO ARBITRO”, forte, non solo autoritario, ma soprattutto autorevole.
Già nel precedente articolo su Tullio Lanese, avevo affermato che entrambi, figli della terra di Trinacria, sono stati due “pietre miliari” del viatico arbitrale.
Oggi ritengo, che sono stati due “COLOSSI”, con diverso modo di imporsi sul campo, ma sempre attaccati e fedeli alla “giacchetta nera “.
Entrambi l’hanno portata con orgoglio e dedizione, in campo nazionale ed internazionale, arrecando onore e stima alla nostra classe arbitrale.