Al vulcanico e generoso presidente dell’Ascoli, Costantino Rozzi, protagonista di innumerevoli battaglie degli anni ’70-’80, dedichiamo questo articolo che, nelle nostre intenzioni, sarà il primo a raccontare il profilo dei tanti presidenti, non necessariamente solo calcistici. Massimo Rosa/Direttore
di Valerio Rosa
Parli di Costantino Rozzi e subito torna alla mente quel calcio degli anni ’70-’80 che tanto piaceva e appassionava gli sportivi di tutta Italia. Un calcio fatto col cuore, con i sacrifici economici, con la passione. Non solo dei dirigenti, ma anche dei tecnici e degli stessi calciatori. Quelle ‘bandiere’ capaci di iniziare e completare la propria carriera giocando sempre con la stessa squadra, con un senso di attaccamento alla maglia e di rispetto dei tifosi che non si è più registrato.
Parli di Costantino Rozzi e ti tornano in mente le sue ‘battaglie’ contro le grandi squadre capaci di ingaggiare Platini, Van Basten, Maradona, Zico, Falcao, Cerezo a dispetto delle cosiddette Provinciali costrette a fare i conti fino all’ultimo spicciolo per far quadrare i bilanci e soprattutto costrette a puntare sui ‘vivai’ o su calciatori quasi a fine carriera con la speranza di riuscire a motivarli con la passione e il calore dei tifosi.
Parli di Costantino Rozzi e la mente va a quelle straordinarie puntate del Processo del Lunedì di Aldo Biscardi che teneva incollati al teleschermo milioni di italiani. I suoi scaramantici calzini rossi, le diatribe con gli arbitri, con tanto di invasione campo, le lunghe squalifiche che però non lo hanno mai scoraggiato. Le battaglie per la moviola in campo, per una riduzione degli ingaggi, per scongiurare la sudditanza psicologica di certi arbitri al cospetto delle grandi. Battaglie che poi i successivi scandali di Calciopoli hanno confermato non fossero legate soltanto a sospetti.
Parli di Costantino Rozzi e rivivi la cavalcata di quell’Ascoli capace in tre anni di fare il doppio salto dalla serie C alla serie A dove ha poi disputato ben sedici campionati sfiorando una clamorosa qualificazione in Coppa Uefa con mister Giovan Battista Fabbri. E poi il rapporto con mister Carletto Mazzone, le intuizioni di portare in bianconero allenatori come Vujadin Boskov, Eugenio Bersellini, Ilario Castagner, Mimmo Renna o calciatori indimenticabili come Adelio Moro, Giancarlo Pasinato, Fabrizio Lorieri, Jose Guimaraes Dirceu, Pedro Troglio, Oliver Bierhoff, Liam Brady, Walter Casagrande, Walter Novellino, Bruno Giordano e l’indimenticato Pietro Anastasi. Sua anche l’intuizione nel 1981 di portare in Italia il primo calciatore africano, l’ivoriano Francois Zahoui commissario tecnico della Repubblica Centrafricana.
Parli di Costantino Rozzi e subito tornano alla mente le sue frasi celebri, scolpite nel cuore dei tifosi dell’Ascoli. “La vita – diceva in particolare – riserva attimi di gioia e anni di sofferenze. L’importante è trasformare gli attimi in ore e gli anni in minuti”.
Parli di Costantino Rozzi e ti rendi conto che prima di lui in Italia nessuno sapeva dove era posizionata la città di Ascoli Piceno. La moglie del Presidente dell’Inter, Ivanoe Fraizzoli, l’aristocratica lady Renata, nell’estate del 1974 al primo calciomercato dell’Ascoli neopromossa in serie A gli chiese: “Presidente Rozzi quale strada devo fare per venire ad Ascoli?” E Costantino senza pensarci su un attimo le rispose: “La stessa che faccio io per venire a Milano”.
Rozzi è riuscito in venti anni dove nessuno prima di lui era mai arrivato: rendere orgoglioso il popolo ascolano.
Parli di Rozzi e ricordi tutto quello che ha fatto oltre il calcio. L’impresa di costruzioni che ha realizzato strade a scorrimento veloce, gli stadi Del Duca di Ascoli realizzato in soli cento giorni, quello di ‘Via del Mare’ a Lecce, il ‘Partenio’ di Avellino, il ‘Ciro Vigorito’ di Benevento e il ‘Nuovo Romagnoli’ di Campobasso. La sua aziende vitivinicola e il suo ‘Pignarello’ un bianco frizzante ideale da abbinare con le olive fritte all’ascolana. Gli Hotel Villa Pigna, Miravalle, Panorama e Roxy, il suo impegno per portare ad Ascoli la Facoltà di Architettura, la beneficenza e l’amore per tutti i suoi operai trattati sempre come figli. E poi la famiglia. L’amata moglie Franca Rosa, i figli Annamaria, Fabrizio, Antonella e Alessandra. I nipoti tra cui l’ultimo nato Costantino, figlio di Fabrizio, che porterà nel futuro il nome della famiglia Rozzi.
Parli di Rozzi e pensi al giorno del suo funerale. La città intera si fermò. Si calcola che trentamila persone in lacrime si riversarono nel centro storico per partecipare al rito funebre celebrato nella Cattedrale di Sant’Emidio e irradiato con altoparlanti in tutta la città. Un lutto collettivo che ha suggellato per sempre il grande amore degli ascolani verso il Presidentissimo: uomo unico, dalla
personalità ineguagliabile, competente, ma anche molto generoso. Dotato di un carisma, di una energia contagiosa, di quella sana caparbietà che purtroppo ha poi messo in difficolta tutti i suoi successori alla guida della società di calcio, perché raccogliere la sua pesantissima eredità ha mandato in crisi tanti altri imprenditori pure appassionati. A Rozzi è stata dedicata la Curva Sud dello stadio Del Duca che ospita la tifoseria bianconera, un viale, la piazza davanti allo stadio e il palazzetto dello sport di Villa Pigna.
Costantino Rozzi rimarrà per sempre nel cuore degli ascolani anche di chi non lo ha conosciuto perché la sua fama è andata ben oltre i confini.