-di Adriana Balzarini–
I Giochi del 1908 furono assegnati all’unanimità a Roma, anche grazie ai buoni rapporti del conte piemontese Eugenio Brunetta d’Usseaux con il barone de Coubertin; quest’ultimo felice per questa scelta e si diede molto da fare nei lavori di avvicinamento perché vedeva in Roma la classicità dei Greci coniugata alla tradizione millenaria della città. Lavorarono fino all’ultimo per poter arrivare a questo ma seri problemi economici, moti di piazza, investimenti per il tunnel del Sempione e per l’acquedotto pugliese, la disastrosa eruzione del Vesuvio del 4 aprile 1906 sommato alle incomprensioni tra gli organismi sportivi del tempo, oltre ad una larvata opposizione degli ambienti politici e religiosi, portarono alla rinuncia dei Giochi a Roma che dovette in seguito aspettare 52 anni prima di poter essere protagonista per Giochi estivi con Roma 1960 .
I Giochi furono così salvati all’ultimo momento e bisogna dare atto che questo fu possibile grazie alla solida tradizione sportiva inglese e a Lord Desborough che inserì i Giochi con regole concordate in un Expo. Nell’estate del 1908 infatti si doveva svolgere a Londra, sui 140 acri di Shepherd’s Bush nella parte occidentale della città, l’Expo franco-britannica e quindi fu naturale, anche se ancora all’interno di un Expo per la terza volta, pensare subito a Londra per salvare i Giochi e l’olimpismo. Lord Desborough, allora cinquantunenne, era noto per le sue attività sportive (schermidore, canottiere con Oxford nelle sfide contro Cambridge, nuotatore due volte nelle cascate del Niagara e scalatore per ben tre volte arrivato sul Cervino). si assunse la responsabilità di preparare una bozza di programma e solo dopo otto giorni sui giornali inglesi compariva già il piano preparatorio di massima inviati al CIO.
I Giochi furono salvati, lord Desborough riuscì a far costruire un impianto onnicomprensivo, che in seguito Berlino adottò anche per la costruzione del suo stadio per i Giochi del 1916 cancellati in seguito dalla I° Guerra Mondiale.
L’impianto sportivo comprendeva: la pista in cenere di 536 m, una ciclabile in legno di 603 m, la piscina di 100 x 20 m con una torre alta 55 m per i tuffi, all’interno dello stadio lo spazio per calcio, hockey su prato, rugby e lacrosse, delle piattaforme per ginnastica e lotta, una zona in erba destinata all’arco. Fu organizzata anche l’unica gara di motonautica della storia olimpica. Non si riuscirono a organizzare gare di equitazione (a parte il polo) e di golf, per i club britannici si opposero, e anche il programma delle gare di vela si ridussero ad essere svolti all’isola di Wight perchè dimezzati a causa della scarsità di iscritti. Il programma vide complessivamente 110 gare in 23 sport, fra cui una disciplina invernale, il pattinaggio su ghiaccio di figura.
L’episodio più celebrato dei Giochi di Londra 1908, e forse di tutta la storia olimpica, fu la vittoria, resa vana dalla squalifica, del carpigiano Dorando Pietri nella corsa di maratona. Per la prima volta venne fissata la misura di 42 km. e 195 metri, in omaggio alla Regina, ma la vicenda di Dorando Pietri divenne il grande avvenimento di quei Giochi perchè, dopo essere entrato nello stadio con molti minuti di vantaggio dagli avversari ed essere arrivato al traguardo in un modo al limite della sopravvivenza , venne squalificato in seguito per l’aiuto ricevuto negli ultimi metri prima del traguardo, dopo un reclamo della squadra americana.
Più che della maratona di Dorando Pietri che è una delle più famose e conosciute della storia dello sport; bisogna raccontare che nessuno atleta olimpico diventò così famoso pur non avendo vinto la gara, nessuno fu premiato per non essere arrivato primo, nessuno divenne ispirazione di una canzone, che poi divenne famosa, grazie al compositore americano Irving Berling.
L’americano John Hayes, arrivato secondo ma vincitore ufficiale non divenne altrettanto famoso anche se si mise al collo la medaglia d’oro olimpica. Nella foto sopra viene fissato l’arrivo del nostro Dorandi Pietro, foto ormai diventata famosa, ma forse pochi conoscono che quel signore “corpulendo” che vedete alla sua sinistra si chiamava Artur Conan Doye, (diventerà in seguito il creatore di Sherlock Holmes), ed era un giornalista inviato dal giornale Daily Mail.
Fu grazie al suo suggerimento che il nostro atleta venne premiato in seguito dalla Regina con una coppa con la scritta “ A P.Dorando, in ricordo della Maratona da Windsor allo stadio, 24 luglio 1908, dalla regina Alexandra” e per lui, che aveva incitato fino alla fine della gara, raccolse una colletta prima che ripartisse per l’Italia.