Tre foto, tre momenti da vincitore. Noi di Panathlon Planet lo vogliamo ricordare così. Ti giungano i nostri auguri nel Paradiso dei campioni. Ringraziamo Gino Goti per la sua bella testimonianza.
Massimo Rosa/Direttore
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-di Gino Goti –
Il 13 gennaio avrebbe compiuto 50 anni Marco Pantani e nei ricordi del campione romagnolo sulla stampa quotidiana e su i servizi televisivi sempre in primo piano il suo giro d’Italia del 1998. Un giro che vinse alla grande conquistando oltre alla rosa anche altre due maglie di leader: quella verde dei gran premi della montagna e quella ciclamino della classifica a punti. C’ero anche io a quel giro: regista dei punti intermedi delle tappe a cronometro e di quelle di montagna. Allora, e sembra ieri, non c’erano le tecnologie attuali che consentono, con una sola regia, di seguire le tappe dei grandi giri dalla partenza all’arrivo. Mi ricordo una partenza a Santa Margherita Ligure (tappa Rapallo-Forte dei Marmi) quando una signora del pubblico disse: “E quello dove va con quelle gambe secche?”. Accennava a Pantani in prossimità del foglio di partenza; ero lì vicino e dissi “Signora forse con quelle gambe secche potrebbe vincere il giro, soprattutto sulle montagne”. Mi guardò scuotendo la testa.
Con Marco, mi permetto di chiamarlo così perché ci conoscevamo: ero stato il regista del giro d’Italia dilettanti che lo vide trionfatore, e più volte con gli organizzatori e con i tecnici della sua squadra, l’Emilia Romagna perché il giro dilettanti era per squadre regionali, parlavamo dei due precedenti giri: nel primo disputato giunse terzo, nel secondo secondo e nel terzo, consecutivo, anno 1992, si apprestava a vincerlo da trionfatore. Dopo sei anni sulla prima tappa di montagna vera conquistò la rosa e la portò fino a Milano. L’anno successivo, nel giro del 1999, eravamo nello stesso albergo a Castelfranco Veneto alla vigilia della cronometro di Treviso. La mattina gli chiesi un cappellino e un autografo per il nipotino di mia sorella: mi aveva chiesto il cappellino di “Macco”. Era un po’ triste, preoccupato: “Marco che hai?” “Sono un po’ preoccupato di questa crono, la vedo insidiosa”. “Ma non ti preoccupare, guarda ho fatto il sopralluogo sul percorso, è disseminato di segnali con il limite di velocità a 50 chilometri orari. Vai tranquillo”. Mi guardò, mi sorrise e firmò il cappellino che aveva in testa da donare al suo piccolo tifoso. Era già maglia rosa: l’aveva conquistata la prima volta sul Gran Sasso e poi ancora dalla 14^ tappa con arrivo a Borgo San Dalmazzo. Poi due tappe di montagna consecutive a Pampeago e a Madonna di Campiglio. E qui il colpo di scena della sua positività. Quando il mattino successivo partii all’alba per raggiungere la regia posta sul Mortirolo, Madonna di Campiglio aveva un aspetto spettrale: nessuno per le strade, silenzio assoluto. Ma solo quando fui all’inizio della salita la radio annunciò l’esclusione di Pantani dal Giro per un ematocrito non regolare e superiore al 50%. Da Roma mi telefonarono annunciandomi che la regia sarebbe stata presidiata dalle forze di polizia perché si temevano disordini. Un silenzio di tomba in vetta alla salita: tutti ammutoliti e con la radiolina attaccata all’orecchio. Silenzio e calma, dispiacere e incredulità. Gli applausi, le grida di incitamento tornarono all’arrivo dei corridori. All’arrivo sull’Aprica vinse Heras, secondo Simoni, terzo Gotti che, senza vincere una tappa, si aggiudicò il giro per la sua regolarità.