Nuova rubrica di PANATHLON PLANET, dedicata al Triathlon, affidata a Francesca Tibaldi, autrice del libro “ Triathlon MY LOVE”, che abbiamo recentemente presentato.
Francesca è laureata in Scienze Politiche ed è laureanda in Psicologia. Ama lo sport di fatica, ed è per questo che pratica il Triathlon. E’ stata a azzurra dal 1994 al 2000; ha partecipato ad un paio di Mondiali; ha vinto alcuni titoli italiani; è stata guida di un’atleta non vedente; ha vinto l’Ironman di Boulder nel 2015.
“Credo fortemente nel ruolo attivo che gli atleti dovrebbero avere nella diffusione e promozione degli autentici valori sportivi di rispetto e partecipazione nella società”, dice Francesca da brava panathleta.
Triathlon: la nascita della triplice disciplina
Massimo Rosa/Direttore
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di Francesca Tibaldi
La storia del Triathlon ha origine negli anni 70 in California. Il San Diego Track Club lo ritenne una valida alternativa alla singola sessione di allenamento su pista, considerando come ottimo esercizio di preparazione anche l’inserimento di una sessione di biciletta e una sessione di nuoto in sequenza continua. Il primo evento del San Diego Track Club consisteva in un 10.000 di corsa, 8 chilometri di bicicletta e 500 metri di nuoto. Nella successiva decade, il Triathlon si costruì sempre più popolarità divenendo conosciuto e praticato a livello mondiale. Nel 1989 fu fondata ad Avignone in Francia, l’International Triathlon Union (ITU) e venne disputato in quell’anno anche il primo Campionato del mondo ufficiale della disciplina. La distanza ufficiale venne determinata in un 1500 metri a nuoto, 40 chilometri di ciclismo e 10 chilometri di corsa a piedi. Le distanze erano prese da singoli eventi in ogni sport disputate nelle precedenti edizioni dei giochi olimpici. Nel 1991, l’ITU lanciò il suo primo circuito di Coppa del Mondo. Vennero disputate 12 gare in 9 diverse nazioni. Più eventi di Coppa del mondo vennero aggiunti successivamente a seguito del successo di popolarità e partecipazione che si è sviluppato in modo esponenziale. Il Triathlon fece il suo debutto Olimpico nel 2000 con i Giochi Olimpici di Sydney. Ad oggi le Federazioni Nazionali affiliate sono 120.
Questa che ho descritto brevemente è la storia della nascita e del debutto come disciplina sportiva del Triathlon. Quindi è facile capire che il Triathlon nasce come metodologia applicata all’allenamento outdoor e si sviluppa in modo strutturato negli anni 90 con distanze che ne assicurino una partecipazione su larga scala tra gli sportivi già vicini ai singoli sport di nuoto, ciclismo e corsa. Se consideriamo infatti le singole distanze così come istituite da ITU, il 1500 metri a nuoto ci appare come la maggior distanza nuotabile nel singolo evento dei giochi olimpici del nuoto, il 40 chilometri di ciclismo come la distanza di una cronometro e il 10.000 di corsa a piedi come la distanza regina dell’atletica outdoor. L’insieme di queste tre distanze ne fa sicuramente una bomba esplosiva di interesse per gli appassionati di sport popolare e per i preparatori! Quale altra disciplina sportiva poteva essere più allettante per un coach per misurarsi metodologicamente con i colleghi? Quale atleta sarebbe stato in grado e in quale tempo di coprire efficacemente 1500 metri a nuoto, 40 chilometri in biciletta e 10 chilometri di corsa? Quali erano le caratteristiche fisiologiche da studiare e curare meglio? Quale sport avrebbe fornito il vivaio migliore per iniziare a preparare un atleta per le olimpiadi? Tutte queste domande sono saltate per la testa agli allenatori che si sono inventati come pionieri del Triathlon. Non esisteva nulla negli anni 80, come letteratura di carattere scientifico e metodologico intendo, che potesse dare le linee guida per la preparazione al Triathlon. Intendere questo sport come l’unione e sequenza dei tre sport o vederlo come un non stop con mezzi diversi? Insomma, quello che sto cercando di far capire in questo capitolo è che dagli anni 70/80 ad oggi il Triathlon è nato, cresciuto e si è trasformato. Ogni periodo ha avuto i suoi atleti, gli allenatori, i campioni, i giornalisti, i fotografi e gli opinionisti. E ancora, ogni periodo ha avuto i suoi indumenti, i suoi materiali da costruzione delle biciclette e delle scarpe. I cronometri sono diventati smart watch ed ogni singolo dato può volendo essere misurato singolarmente o rientrare nelle statistiche personali e collettive.
La trasformazione nella preparazione e nell’esecuzione delle gare ha significato un cambiamento anche in relazione alla capacità di analisi personale dei propri risultati ottenuti sia in allenamento che in gara. Mi spiego meglio. Mentre negli anni 90 iscriversi ad una competizione di triathlon era visto come una cosa particolare e sicuramente richiedeva una grande dose di impegno personale e di risorse materiali, quindi, la preparazione per l’evento e la riuscita dello stesso in termini personali o assoluti era presa in considerazione solo sulla base di una stilata classifica generale, ora alcune cose non sono intese più così. Negli anni 90 e fino circa al 2009, quando la diffusione dei social network si è massificata, l’unico modo per mostrare a qualcuno la propria performance era con una foto stampata e con la classifica. Il dato era oggettivo, non oggettivato. Oggigiorno vai a fare una gara, ma anche un allenamento, sapendo già che tu o qualcun altro può fare una foto e postarla da qualche parte. Ecco quindi che la cosa principale non è solo il risultato fine a sé stesso, ma è il risultato o mancato risultato nel contesto. È la storia che sei in grado di raccontare e di documentare che modifica la percezione del tuo risultato in termini generali e comunque, mai assoluti. E questa è una bella cosa. Fare sport ci aiuta a stare bene, a sentirci in forma fisicamente e mentalmente. Raccontare, anche visivamente, quello che facciamo e a volte anche il perché lo facciamo, le emozioni legate a quella data situazione crea la possibilità di una relazione tra noi e il nostro ambiente o anche altri ambienti. Ci mette in comunicazione con infinite possibilità di altri racconti sullo stesso tema. Quindi ben vengano tutti i racconti delle proprie esperienze, gesta, emozioni collegate ad un allenamento o ad una gara. Creano valore umano, comunicazione positiva. Il rovescio della medaglia qual è? La zona d’ombra è il feedback e quello che ci ritorna indietro del nostro racconto ci influenza positivamente o negativamente? Quanto ci lasciamo influenzare da un feedback negativo o da uno positivo?
Questo modo di intendersi già come un personaggio di
una storia narrata o visivamente riprodotta da fotografie è stato il
cambiamento radicale nella storia dello sport amatoriale. Fino all’avvento di
Facebook (che poi è stato il primo di altri social…Twitter, Instagram, Whatsapp
per citare i più diffusi) era impensabile che un atleta amatore, un non
professionista, un atleta della domenica diciamo, potesse immaginare che il suo
vicino di casa potesse venire a sapere di come era andata la sua gara disputata
nel paesello fuori città. Quanto questo semplice fatto ha cambiato tutti noi?
Sembra una banalità ora, lo so. Perché ormai ci siamo adattati. Ma non lo è.
Ritorniamo alla storia del Triathlon. La stragrande maggioranza degli atleti o
degli addetti ai lavori a cui avrete chiesto come ha avuto origine il
Triathlon, vi racconterà la storia dei marines e di Hawaii. La cito anch’io ma
solo per far capire quanto ciò che si tramanda può essere pilotato e usato per
influire sulla diffusione di uno sport. “Il triathlon nasce nel 1977 da una scommessa tra un gruppo
di amici su di una spiaggia di Honolulu, alle Hawaii.
Il suddetto gruppetto discuteva a proposito della gara più dura dal punto di
vista della resistenza: se fosse la Waikiki rough water swim di 3,8 km a nuoto,
se fosse la 112 mile ( 180 km ) bike race around Oahu, o the Honolulu Marathon
di corsa di km 42,195.
Il comandante della marina John Collins suggerì di combinare le tre prove in
un’unica gara.
Tutti risero, ma quel giorno era nato il triathlon, ed era nata la gara che ha
fatto la leggenda di questo sport, l’Ironman delle Hawaii.
Alla prima edizione parteciparono in 14; uno dei concorrenti comprò la sua bici
il giorno prima della gara, un altro si fermò per una pausa ristoratrice da Mc
Donald, e il primo vincitore fu Gordon Haller.” Questa di tante versioni, è
quella che mi piace di più. Il Triathlon
non è l’Ironman però, e su questo siamo tutti d’accordo. L’Ironman è un marchio,
un brand prima di tutto, ed è un Triathlon super lungo. Il Triathlon è uno
sport molto complesso che necessita di doti atletiche e fisiologiche pazzesche,
la cui costruzione richiede metodologia e continuità. La storia dei marines è
molto bella, ma non è la nascita del Triathlon. Come ho scritto all’inizio del
capitolo, il Triathlon nasce sempre in USA ma principalmente come metodologia
di allenamento e il suo sviluppo e la sua diffusione sono
stati possibili proprio perché le
distanze prese in considerazione ne permettevano l’esecuzione anche all’interno
della sessione di allenamento.
Il primo evento moderno di nuoto / bici / corsa chiamato “triathlon”
si tenne a Mission Bay, San Diego, in California, il 25 settembre 1974. La gara
fu ideata e diretta da Jack Johnstone e Don Shanahan, membri del San Diego
Track Club, ed è stato sponsorizzato dal track club.
Secondo fonti del CISM Europe (International Military Sports Council) “il triathlon è considerato da alcuni avere il suo inizio nella Francia degli anni 1920. Secondo lo storico del triathlon e autore Scott Tinley (e altri), l’origine del triathlon è attribuita a una gara degli anni 1920-1930 che fu chiamata in vari modi “Les trois sports”, “La Course des Débrouillards” e “La course des Touche” à Tout. “Questa gara si tiene ogni anno in Francia vicino a Joinville-le-Pont, a Meulan e Poissy.
Un precedente evento tri-sportivo del 1902 presentava corsa, ciclismo e canoa. Ci sono eventi tri-sport documentati che includono corsa, nuoto e ciclismo nel 1920, 1921, 1945 e negli anni ’60. Nel 1920, il quotidiano francese L’Auto riferì di una competizione chiamata “Les Trois Sports” con una corsa di 3 km, una bici di 12 km e una nuotata attraverso il canale della Marna. Queste tre parti sono state eseguite senza alcuna interruzione. Un altro evento si tenne nel 1921 a Marsiglia con l’ordine degli eventi bike-run-swim. I giornali francesi riferirono di una gara a Marsiglia nel 1927 e nel 1934 un articolo su “Les Trois Sports” (i tre sport) nella città di La Rochelle fu scritto su una gara con: un passaggio a livello del canale (c. 200 m), una gara ciclistica (10 km) attorno al porto di La Rochelle e al parco Laleu, e una corsa (1200 m) nello stadio André-Barbeau.”