-di Massimo Rosa –
La Marcialonga vista attraverso gli occhi di chi vi ha partecipato.
Domenica 26 gennaio c’è l’appuntamento degli appuntamenti per gli amanti dello sci di fondo, quello con la “ 40^ Marcialonga ”. A questo rendez-vous non si può mancare, perché è bello dire, e con orgoglio, “ Io ho partecipato ”.
Ebbene chi state leggendo di Marcialonga ne ha fatte 5, ed alla Marcialonga il sottoscritto deve molto.
Ricordo, infatti, quella domenica mattina del gennaio 1972 in cui ero costretto letto, inchiodato là con seri problemi di schiena. Ma non era solo questione di male, il mio futuro di amante e praticante dello sport non era roseo, infatti a malapena riuscivo a mettere due passi uno dietro l’altro.
Quella mattina, era molto presto, ricordo di avere acceso la televisione per caso, quando mi apparvero sul piccolo schermo diversi sciatori pronti a prendere il via ad una gara di sci di fondo. A dire il vero gli intervistati mi sembravano un po’ strani e goliardi allo stesso tempo, ma tutti ugualmente felici di percorrere 70 chilometri di una certa Marcialonga nelle valli di Fiemme e Fassa. Ma, man mano che passavano i minuti, la mia attenzione era sempre più concentrata ed attenta. Cominciavo ad avere invidia di quelle persone, che liberi potevano dare sfogo alla loro esuberanza, mentre io ero costretto a starmene in un letto, io che non ero e non sono capace di stare fermo neanche un minuto.
Fra me e me dissi “ Ci devo riuscire anch’io “, ma nulla lasciava prevedere che ciò si potesse avverare in futuro. Ma, visto che vanto un bisnonno di Cuneo, città i cui abitanti sono conosciuti per la loro testa dura, mi lanciai la sfida “ Ci devo riuscire “. Gli anni che seguirono furono veramente difficili, ma la mia caparbietà di superare quell’impasse fu veramente forte e determinante.
Così cominciai, non appena mossi i primi passi, a praticare lo sci da fondo come esercizio per l’allungamento delle fasce muscolari della schiena. E devo dire che il miglioramento si fece subito sentire. Da quel momento in poi non passava domenica che non macinassi chilometri su chilometri su piste sempre nuove, e con scenari bellissimi.
L’innamoramento fu totale: mi sentivo un essere libero, scoprendo in me una spiritualità sino allora sconosciuta. Ma soprattutto imparai a conoscere il mio corpo, con i suoi pregi ed i suoi difetti.
Il fruscio degli sci sulla neve era per me una dolce melodia capace di mettermi le ali ai piedi. Man mano che passava il tempo conquistavo sempre più forza nelle gambe. Poi le affinità con due miei amici, Franco e Luciano, appassionati come me, ci portò alla decisione di provare a gareggiare, E così fu.
La mia prima volta fu a Campo Carlomagno dove si correva la Galopera, e l’esperienza fu subito entusiasmante, non per il risultato, ma perché finalmente avevo vinto la mia sfida. E così era giunto il momento di rendere omaggio a quella Marcialonga che mi aveva restituito alla vita sportiva.
Era il 1984. Finalmente potevo dire “Io ho partecipato”.