- di Massimo Rosa –
Contrariamente alla nota locuzione latina questo non è il caso de “il Caffè”, il mio personale giornale, ora divenuto una pagina di Face Book del quale ne sono madre e padre al contempo. Perché parlo de il Caffè perché a sua volta è padre e madre di Lettera 22, il nostro House Organ.
Il Caffè nasce cartaceo, ed unico numero, nel 2003 per celebrare i 100 anni dell’Hellas Verona, nasce grazie al Panathlon Verona 1954 che festeggiò l’anniversario della società scaligera in una serata alla presenza di quattrocento invitati.
Visto il successo divenne una sorta di newsletter inviata via email in Italia, Brasile, Canada, Gran Bretagna, Francia, Olanda, San Marino, Svizzera, Tunisia, Usa, Uruguay e Svezia.
Al titolo aggiunse un ironico sottotitolo: “Il Network del pensiero, periodico immaginario di cultura sportiva e dintorni”.
Il Caffè, senza volerlo, ha un padrino inconsapevole di esserlo stato: Luca Campedelli, presidente del ChievoVerona.
Proprio così, lui non lo ha mai saputo perché lo rivelo solo ora! Infatti la storia de Il Caffè comincia nell’anno 2001, quello della storica promozione in serie A del Chievo, allorquando chiesi di poterlo intervistare perché ero alle prese con la scrittura del libro “SPORT & PROTAGONISTI DEL XX SECOLO VERONESE”, pubblicato anche su queste pagine (quando PANATHLON PLANET era House Organ dell’Area1), poiché volevo inserirlo nella galleria dei personaggi che hanno fatto la storia dello sport di Verona.
Quel giorno mi recai in sede per l’intervista trovando una moltitudine di colleghi, illustri e meno illustri, pronti ad incontrare “Harry Poter”, come allora lo avevano simpaticamente definito in più parti del mondo. Proprio così in più parti del mondo, perché, chi non lo sapesse, in quei tempi il fenomeno Chievo, squadra di un piccolo quartiere veronese era assurto ai fasti della serie A, partendo da quel campo parrocchiale in riva all’Adige, denominato Bottagisio, dalla Terza categoria sino a quell’Olimpo, in cui c’era tutto il Gotha del calcio nazionale.
E quel giorno nella sede di via Galvani c’era davvero il mondo, come nei giorni per la prima di campionato con la Juve di Ronaldo.
Tra le molte testate una mi colpì: quella de Il Caffè, settimanale in lingua italiana del Canton Ticino, che tra l’altro mutuava, e mutua, il nome dal primo periodico illuminista italiano, nato nel 1764 a Milano per opera dei fratelli Pietro ed Alessandro Verri.
Fu subito un colpo di fulmine, tanto da farlo anche mio per festeggiare i 100 anni dell’Hellas Verona. Da quel giorno (in questo momento sono 15 anni) esso è volato ovunque, solcando addirittura gli oceani, soprattutto dopo essere approdato su FaceBook. Si pensi addirittura che nei report sono indicati tra i vari Paesi che lo leggono, anche Vietnam e Nepal: incredibile!
Le sue finalità erano e sono quelle di divulgare l’etica e la cultura dello sport, nonché l’attualità sportiva, rifacendosi agli stessi fini del Panathlon International, associazione a cui orgogliosamente appartengo.