-di Adriana Balzarini
Qui Mottarone
( la montagna dei tre territori e delle due province Novara Verbania )
Siamo in piena stagione invernale e qui da noi il Mottarone, (nome del monte da cui deriva il nome del Club a cui io appartengo prende il Panathlon Club Mottarone ) per la vicinanza con Milano, vedrà l’assalto agli impianti da parte di tanti cittadini lombardi che prediligono questa stazione invernale raggiungibile in macchina con circa 40 minuti dal centro della città meneghina , oppure saliranno con la funivia da Stresa che ha preso il posto del vecchio e meraviglioso trenino elettrico Il fascino del Mottarone sta nel fatto che il monte è a 1400 mt. sul livello del mare e la sua conformazione solitaria offre una vista a 360 gradi sul territorio sottostante che lo circonda. Dalla vetta si possono vedere i tre territori locali: il Cusio, il Verbano e la Valle dell’Ossola inoltre si può ammirare la meravigliosa catena del Monte Rosa, il lago d’Orta nella zona del Cusio e ruotando di 180 gradi si possono vedere : il Lago Maggiore nella sua forma totale con la vicina Svizzera , i laghi della zona di Varese e la città omonima e in giornate terse si arriva a veder brillare la Madonnina del Duomo di Milano. Ma del Mottarone oltre che delle bellezze naturali del territorio voglio raccontare al lettore la storia dello slalom gigante, specialità dello sci alpino, nato proprio sulle piste dei piste su questa montagna.
Già nel 1930 al Mottarone esisteva un trampolino per il salto, trampolino in terra battuta sostituito con quello in tubulari di ferro dai “Fratelli Innocenti” per una gara internazionale e una pista di fondo . Tornando al nostro slalom gigante possiamo affermare che la sua nascita fu un caso dettato dalle condizioni di innevamento; come viene relazionato dalle cronache giornalistiche del periodo, dalla relazione della FISI attraverso i suoi tecnici e dalla relazione riassuntiva dell’Organismo del primo Concorso Internazionale di sci per la “ Coppa del Duce”. I documenti riportano:
19 gennaio 1935 – Purtroppo all’inizio dell’anno non nevicò molto e così , dopo la costruzione di un ponticello, il taglio di alcuni arbusti per l’incolumità dei concorrenti lungo i pendii scarsamente innevati, lo spostamento di alcuni pali telefonici ( in quegli anni era in voga lanciarsi a folle velocità verso valle con la tecnica chiamata dai tedeschi “schuss” ( sparo) il Commissario tecnico della FISI , ing. Gianni Albertini, pensò di tracciare una pista inseguendo la neve “.
Stabilì così un percorso con passaggi obbligati che avrebbero portato i concorrenti a transitare lungo un percorso disegnato ed obbligatorio garantendo la sicurezza per gli atleti; ma per la poca neve il dislivello sciabile fu solo di trecento metri sviluppato su in chilometro e mezzo . Il Direttore tecnico a questo punto decise di far disputare la gara due volte per ogni concorrente. Nacque così in sordina il primo slalom gigante! Un’intuizione dell’ing. Albertini che porterà in seguito molti atleti a preferire questa gara alle solite in cui gli atleti a quei tempi si lanciavano dal cancelletto di partenza verso il traguardo senza porte direzionali. La discesa prese il nome di libera, rimase una disciplina solo per i più temerari e “…molti concorrenti abituati a ragionare preferirono lo slalom gigante perché sviluppava la prontezza dei riflessi anziché il gettarsi all’impazzata lungo i pendii”.