-di Gaudio Pedalino
La faccia nascosta di Gino Bartali, potrebbe definirsi la serata organizzata dall’Associazione Veronese Italia Israele e dal Panathlon Verona 1954, per ricordare e onorare il grande campione toscano. Le gesta e le imprese sportive sono conosciute da tutti anche perché negli anni 40/50 l’Italia si divise completamente in due partiti sportivi i coppiani e i bartaliani. Gino, l’uomo di ferro, fermato bruscamente dallo scoppio della guerra nel momento del massimo splendore sportivo, riuscì a iscrivere il suo nome su tre Giri d’Italia e su due Tour de France. Proprio sulle sue imprese sportive si è soffermato Renzo Puliero, il cantore del ciclismo, per tratteggiare e illustrare, anche con vari aneddoti, la sua vita agonistica. Particolarmente interessante la ricostruzione del trionfo nel tour del 1948 che, si dice, impedì lo scoppio di una guerra civile in Italia a seguito dell’attentato del 14 luglio a Palmiro Togliatti. La telefonata, nella stessa sera, di Alcide De Gasperi, capo del governo, con l’invito a fare il possibile per vincere la corsa, scatenò, il giorno successivo, Bartali che recuperò gli oltre venti minuti di ritardo da Louison Bobet, idolo dei francesi, e conquistò la maglia gialla, portata poi fino a Parigi. Interessante poi scoprire come, aldilà dalle scaramucce in corsa e dopo, i rapporti con Coppi fossero improntati a un grandissimo rispetto reciproco e a gesti di autentico fair play. Durante l’intervento di Puliero, Gaudio Pedalino, conduttore della serata, è riuscito a mettersi in collegamento telefonico con Gioia Bartali, nipote di Gino, a Gerusalemme. Intensa e particolarmente emozionante la descrizione del conferimento, il giorno prima, da parte di Avner Shalev, Presidente dello Yad Vashem, il Museo dell’Olocausto, della Cittadinanza Onoraria d’Israele alla memoria del nonno. Questo riconoscimento, ha precisato, è molto selettivo e raro tanto è vero che l’ultimo caso è stato nel 2007. Ha concluso ringraziando sia gli organizzatori veronesi sia quelli israeliani di quanto hanno fatto e stanno facendo per onorare il nonno. Proprio delle gesta sempre molto riservate e mai pubblicizzate si è intrattenuto con la sua oratoria ricca di entusiasmo e di colore Adalberto Scemma, giornalista e docente di Giornalismo Sportivo all’Università veronese. Durante la guerra, ferme le gare, Gino Bartali fu assegnato dalle milizie fasciste al reparto di polizia postale, in parole povere, a fare il postino. L’arcivescovo di Firenze Elia Dalla Costa, prelato al quale Gino, da fervente cristiano, era molto legato, lo convinse ad aiutare le famiglie ebree ricercate dai nazifascisti. Sfruttando proprio il compito assegnatoli dalle milizie Bartali si trasformo in postino e staffetta sia per i partigiani sia soprattutto per i molti ebrei nascosti in Toscana. Con la scusa sia del lavoro sia della necessità di continuare a fare allenamento percorse innumerevoli volte il tragitto da Firenze ad Assisi portando, infilati nel telaio della bici, documenti e lasciapassare per i ricercati. Non solo il ruolo di staffetta ma, a rischio della propria vita, nascose nella propria cantina la famiglia ebrea istriana Goldenberg. Giorgio Goldenberg, dodicenne nel 1944, negli anni 2000 cercò i luoghi e la famiglia che lo salvò e, grazie al lavoro del giornalista Adam Smulevich, di “Pagine Ebraiche” venne alla luce l’opera meritoria di Ginettaccio che, scomparso nel 2000, fu riconosciuto nel 2013 <Giusto tra le Nazioni> riconoscimento riservato ai non ebrei che salvarono nel drammatico periodo bellico almeno un ebreo. In vita Gino non permise al figlio Andrea di divulgare le sue imprese umanitarie perché diceva <<Il bene si fa ma non si deve parlarne perché se ne parli, stai approfittando delle disgrazie altrui per tuo guadagno>> alle insistenze del figlio concluse dicendo << Voglio essere ricordato per i miei meriti sportivi, i veri eroi sono altri quelli che hanno sofferto per loro e per i loro cari io sono solo un ciclista>>. Ha concluso la serata l’ospite d’onore Gilberto “Gibo” Simoni l’ex professionista trionfatore del Giro nel 2001 e nel 2003. Gibo, che con Tafi, Savoldelli, Ballan e Fondriest, è stato in Israele lo scorso mese per visionare il percorso delle tre tappe si è detto entusiasta sia delle bellezze dei luoghi sia dell’accoglienza degli israeliani e ha dichiarato che è sua intenzione ritornarci per poter visitare quei luoghi così ricchi di storia millenaria e di fascino.