L’ “Addio Torino” con l’accusa di razzismo della calciatrice Eniola Aluko fa discutere
di Massimo Rosa
Eniola Aloku accusa i torinesi di razzismo
– Avvocato, giornalista del Guardian, questa è la trentaduenne nigeriana Eniola Aloku, calciatrice talentuosa della Juventus Women campione d’Italia, a cui il Corriere della Sera ha dedicato un’intera pagina il 30 novembre scorso.
Motivo di tanto spazio è il suo abbandono al campionato di serie A accompagnato da dichiarazioni forti, apparse sul quotidiano su cui scrive, che faranno discutere e riflettere.
Nel suo lasciare la squadra bianconera lancia un pesante j’accuse ai torinesi rei del disagio procuratole in questi diciotto mesi italiani. La Aloku si è detta stanca di quella sensazione, che l’ha accompagnata in tutto questo tempo, cioè l’essere guardata con sospetto come se fosse una ladra ogni qualvolta entrava in un negozio. O peggio ancora l’essere trattata come Pablo Escobar, con i cani antidroga che la fiutavano al suo arrivo all’aeroporto di Torino. Non solo il suo dito è puntato sul razzismo, ma anche su un ritardo culturale di venti anni della città.
I torinesi si sentono offesi
Queste sue affermazioni scritte sul Guardian hanno sollevato, com’era attendibile, le reazioni dei torinesi, in primis il sindaco Chiara Appendino. Il suo “addio Torino” fa discutere assai. I torinesi si sono sentiti offesi da tutta “Questa erba un fascio”. Non si riconoscono come razzisti né come una città povera di cultura, ferma al palo da vent’anni.
Evidentemente una persona abituata a vivere a Londra troverà Torino un po’ più indietro nel tempo, ci mancherebbe altro. Il paragone suona però ingeneroso e pretestuoso, molto dipende anche dalle frequentazioni avute.
Sulla questione razziale invece quelle sensazioni espresse dalla giocatrice non ci appartengono perché non le viviamo quotidianamente sulla nostra pelle, quindi non siamo in grado di esprimerci. E’ comunque da crederci.
Differente, invece, sono gli eclatanti comportamenti di certi pubblici calcistici maschili nei riguardi dei giocatori di colore. Quello femminile fortunatamente è ancora immune da certi comportamenti che poco hanno a che fare con lo sport.
Ci si dovrebbe allora chiedere:” Perché ad un giocatore di colore avversario è riservato quell’incivile “Buuu” mentre a quello della tua squadra, pur con la pelle nera, si rivolgono applausi? “.
E’ un po’ come quel “Figlio di put…” che si riservano le tifoserie l’un contro le altre armate: un modo primordiale e deprecabile di fare il tifo.
Senza fare dietrologie: “E’ puro razzismo o semplicemente un modo, idiota da minus habens di fare il tifo?”.
Parliamone.