La stagione di sci 2020 si presenta senza padroni. Il campione Hirscher, dopo anni di dominio, si ritira. Chi sarà il suo erede?
di Lorenzo Fabiano
Sci una stagione senza padroni. Così si presenta la coppa del mondo di sci, che dopo gli antipasti del gigante di Soelden (ha peraltro già fornito più che valide indicazioni) e lo slalom tra i ghiacci artici di Levi, da fine novembre servirà per tutto l’inverno in tavola i piatti forti fino al gran dessert delle finali di Cortina a marzo. Stagione lunga ed estenuante, solito clichè: si parte dal Nordamerica per approdare in Europa a dicembre: gennaio il mese delle grandi classiche Wengen e Kitzbuhel. Confermate le tappe italiane: Val Gardena, Alta Badia, Madonna di Campiglio, per i maschi; per le donne manca all’appello Plan de Corones ma salutiamo il ritorno del circo bianco a La Thuile.
Per tutti il grande appuntamento di quest’anno sono le finali di Cortina, prova generale per il mondiale del prossimo anno. Stagione di sci senza padroni, si diceva: ebbene sì. Sua maestà Marcel Primo (e unico) dopo otto anni di regno ha reso lo scettro vacante. Stress, stanchezza (più mentale che fisica), la famiglia e la voglia di cominciare a tracciare il proprio futuro, le ragioni dell’abbandono. Un po’ presto a trent’anni? Basterebbe chiedere ad Alberto Tomba che fece la stessa cosa: lo sci è uno sport durissimo, che ti porta a vivere mesi lontano da casa, isolarti sui ghiacciai; se sei un vincente (e le otto coppe del mondo che Hirscher ha a casa sono un parco jurassico), i riflettori mediatici si fanno giorno dopo giorno un peso, più che un piacere.
Ti chiedono sempre di più: pur nella convinzione che Hirscher avrebbe potuto vincere ancora e chissà quanto, l’ascesa della nouvelle vague gli avrebbe di fatto reso la vita sempre più difficile. Era disposto ad alzare ancora l’asticella per salvaguardare la supremazia? Evidentemente no. Meglio allora salutare tutti da vincente e pensare a un’altra coppa da conquistare, quella di una vita vita normale che paradossalmente, lontano da quell’ambiente che lo ha reso un’icona, potrebbe rivelarsi ancora più difficile.
A contendersi l’eredità sono in due: il norvegese Henrik Kristoffersen e il francese Alexis Pinturault. Più polivalente, il transalpino ha già messo il primo timbro a Soelden, dove lo scandinavo è apparso assai in ritardo di condizione. Sfida aperta ed avvincente, come da anni non si vedeva, se aggiungiamo che i nuovi astri Noel e Odermatt son lì che scalpitano. Gli azzurri? Se nella velocità, che ha salutato l’addio alle gare di una leggenda come Aksel Lund Svindal, abbiamo un Dominik Paris che punta dritto alla coppa del mondo di discesa, e magari con qualche punticino tra gigante e combinate può ambire ad un piazzamento di rispetto in generale, nelle discipline tecniche, ahinoi, mastichiamo a cestini il pane duro che uno stentato ricambio generazionale impone.
Detto che il ritorno di un tecnico come Jacques Theolier, è un gran lieta novella, stiamo sciando tra le nubi: il monumentale Manfred Moelgg, a 37 anni suonati, è sempre lì e in slalom forse qualche zampata può ancora darla; le nostre maggiori speranze vanno riposte nel pieno recupero di Stefano Gross e la crescita di Alex Vinatzer, il nostro talento più cristallino. Altro il convento non passa.
Decisamente meglio nel complesso, le cose in campo femminile dove, allergia allo slalom a parte, le nostre ragazze possono dire la loro ovunque. Sofia Goggia ambisce alla coppa di specialità nelle prove veloci e un pensierino alla sfera di cristallo generale, se supportata da un buon rendimento in gigante, può anche farlo; se Federica Brignone è una certezza, aspettiamo invece cenni di ripresa da Marta Bassino. Il futuro è la ventenne tarvisiana Lara Dalla Mea, già in evidenza lo scorso anno. Lasciamole fare esperienza e non mettiamole addosso eccessive pressioni. Arriverà.
Senza Lindsey Vonn, la regina del ballo è Mikaela Shiffrin, in grado di vincere in tutte le specialità e destinata a scrivere la storia come la più forte sciatrice do ogni tempo. A 24 anni la stella di Vail ha già alzato tre sfere di cristallo e vinto 60 gare di coppa del mondo. Se c’è un’atleta che può mettere nel mirino il record delle 86 vittorie di Ingemar Stenmark, questa è lei.
Attenzione però: una diciassettenne liceale arrivata dalla Nuova Zelanda, Alice Robinson, ha già cucito addosso l’abito della predestinata, e a Soelden alla Shiffrin ha già dato il primo dispiacere. Se questa è la premessa della nuova stagione, si annuncia un duello appassionante, con la slovacca Petra Vlova pronta a mordere entrambe. Nulla di scontato, tutto in gioco. La stagione di sci è senza padroni per maschi e femmine. Si apre una coppa del mondo avvincente come da tempo non si vedeva. Bentornato circo bianco. Di sicuro ci divertiremo.