Il disnar, cioè il desinare (mangiare)è il vero cibo dei campioni. Una volta permetteva anche ai regatanti più poveri di nutrirsi bene prima della gara.
di Salvatore Seno
Nella tradizione veneziana, il Disnar, il “desinare”, ovvero il momento conviviale già da tempo veniva associato ad uno dei momenti più magici della vita veneziana: La Regata Storica.
Il “Disnar” organizzato per i regatanti alla vigilia della gara, era ormai da tempo uno dei riti propri della Regata Storica. Senza dubbio uno dei meno “pubblici”, ma dei più sentiti dai partecipanti.
Sicuramente in origine, aveva la funzione di consentire anche ai regatanti più poveri, di competere alla pari con gli altri.Permetteva di ingerire un pasto ricco e corroborante, prima della gara. Il “disnar” ha assunto poi col tempo altre valenze e significati.
Mentre consumavano un menù sempre succulento, ovviamente dedicato ai piatti e alle specialità veneziane, gli atleti avevano il modo sia di socializzare, ma anche di studiarsi, di capire, magari da uno sguardo, o da qualche battuta, il grado di forma degli altri equipaggi.
Ed è proprio questa tradizione che deve aver ispirato i padri fondatori dell’idea panathletica. Non un momento conviviale a sé, ma un momento di confronto nel solco della tradizione.
Ma il “disnar” può diventare anche un momento di cultura: è da qui che il sindaco-poeta Riccardo Selvatico, alla fine del secolo scorso, declamava la sua celebre poesia in ottave dedicata alla Regata.
Che vi allego qui sotto.
In
epoca fascista assiduo partecipante dei disnar è stato il conte Giuseppe Volpi,
l’ideatore della Biennale del Cinema e di Porto Marghera, nonché ministro ed
esponente di prestigio del regime.
In queste occasioni, però, egli amava spesso dimenticare cariche e formalità,
parlando e scherzando con
i regatanti in dialetto.
A conferma poi che il “Disnar” era un momento diverso dal solito pranzo o cena. Il disnar è il vero cibo dei campioni. Anche i luoghi dove si svolgevano ne sono testimonianza.