In Italia il problema del razzismo nello sport non è affrontato bene. Lo slogan “No to racism” è di nuovo in vetta nella classifica sui social.
La lunga curva intorno a un equivoco
di Andrea Buonaiuto
Troppo razzismo nello sport
Non fosse stato per il clamore internazionale – a margine di Bulgaria-Inghilterra per le qualificazioni al prossimo Europeo di calcio – staremmo ancora a parlare di una faida dai mulini al vento. Calcio e odio, razzismo e sport: parole che da decenni si incastrano nelle tribune dialettiche dell’opinione pubblica, senza trovare un senso compiuto nel modo di agire. “Sugli spalti spesso si odia, che si fa?” Domanda inevasa da un imbarazzante silenzio, che negli anni ha affannosamente trovato risposte morsicate. Più o meno sull’onda: “gran brutta cosa le discriminazioni, ma se pensiamo al resto dei problemi…”. Si gira intorno al problema, affrontarlo è tutt’altro esercizio. L’Italia del calcio, punta dell’iceberg dello nostro sport, ha sciupato tempo per estirparlo. Anzi ne ha offerto tanto, a chi esercita l’hobby della discriminazione sugli spalti. Perché i ‘garantisti’ tale definiscono le diverse manifestazioni di intolleranza: non è odio, è più un qualcosa che sa di diabolico svago delle masse. Dall’altra sponda dell’equivoco, ci sono i “colpevolisti”. Pronti a infilzare con la forca i responsabili, ma lesti ad accontentarsi di pochi minuti di sospensione della gara, al cospetto dei cori razzisti. Incapaci di imporsi, scioccati dall’idea che lo spettacolo s’interrompa del tutto.
Lo slogan “no to racism”
Bisogna cambiare perché tutto non resti uguale; in ritardo, s’impara. L’Uefa – dopo la notte dell’odio di Sofia – ha aperto un’inchiesta. Il presidente Ceferin, dichiarando l’ennesima guerra al razzismo, ha chiesto sostegno ai governi. Il numero uno della Federcalcio bulgara Mihaylov ha lasciato l’incarico. Lo slogan “no to racism” con l’hastag #notoracism ha scalato di nuovo la top ten dei social. Dall’Italia hanno quindi rivendicato passi avanti. L’Amministratore delegato della Lega Serie A De Siervo ha parlato di tolleranza zero nei confronti del razzismo. Il presidente della Federcalcio Gravina ha illustrato l’utilizzo di un “Var” contro i “buuu”. Si muove la tecnologia. Che si smuovano le coscienze. Che si promuova nelle scuole la vera educazione allo sport.