70 mila spettatori allo Stadium per Torino e Juventus nel 1911. La lunga storia di uno dei più famosi impianti sportivi italiani.
1911 Torino inaugura il nuovo Stadium
1911 Torino si apprestava a festeggiare il cinquantesimo anniversario del Regno d’Italia. Lo fa per la verità con l’amaro in bocca non essendo più capitale del Paese, capitale emigrata dapprima a Firenze nel 1865 e quindi a Roma nel 1871, anno successivo alla sua conquista (20 Settembre 1870).
Perso dunque il primato politico, i torinesi ne conquistano un altro: quello dell’industria. Era nata infatti la Fiat nel 1899, e con essa cominciava a pulsare una frenetica attività intorno al futuro colosso dell’automobile. Dunque i festeggiamenti costituivano un nutrito calendario di eventi, e tra questi anche l’inaugurazione dello Stadium, il predecessore di quello della Juventus. Ma contrariamente a quest’ultimo ad uso esclusivo del calcio, lo Stadium Torino 1911 poteva ospitare diversi tipi di sport. Si andava, infatti, dall’atletica leggera, al calcio, all’equitazione, al ciclismo, al pugilato ed al tennis.
Esaltazione dello Stadium
“Lo Stadium è immenso, degno per la sua gigantesca ampiezza dei nuovi atleti. Dovuto ad un alacre comitato presieduto dal marchese Compans di Brichanteau (primo presidente del Coni), costituirà il punto di richiamo, di adunata delle folle e quasi il centro attorno a cui si svolgeranno le manifestazioni sportive”. Questa affermazione (di sconosciuto) esaltava la grandezza monumentale dell’opera. Neanche a dire che l’inaugurazione segnò il via fastoso dei festeggiamenti, dei cinquant’anni dell’Unità d’Italia.
Struttura dello Stadium
Lo Stadium con i suoi 73.644 metri quadrati sui 100 mila dell’area su cui si trovava, era il più grande impianto sportivo italiano. Non solo, era tra i colossi dello sport del mondo, battendo anche quelli già celebri di Londra ed Atene. In altri tempi avrebbe conquistato un posto tra le sette meraviglie del mondo. Era talmente avveniristico, che era addirittura illuminato. Non solo, ma edificato in cemento armato, davvero un impianto all’avanguardia. E record dei record fu costruito in soli dieci mesi con capitali privati! La nuova struttura sorgeva a pochi passi dalla Piazza d’Armi, luogo dove giocavano a calcio le squadre torinesi: Juventus e Torino. Attorno ad esso correvano tre ordini di piste, una ad uso gare ciclistiche, un’altra per le corse dei cavalli e l’ultima per le competizioni podistiche. Il progetto degli architetti Vittorio Ballatore di Rosana, Carlo Ceppi aveva voluto ricordare i fasti dell’antica Roma nella sua costruzione. Infatti la ricca e fastosa decorazione ricordava proprio l’epoca imperiale, impreziosita anche da diverse sculture, opera del’artista Giovan Battista Aloati. Lo Stadium del 1911era dunque una sorta di alter ego del millenario Anfiteatro Flavio della capitale, tanto per dire che Torino non è seconda a nessuno.
La struttura aveva una forma ellittica per una lunghezza di 361 metri e 204 di larghezza, la cui area, come già detto, raggiungeva i 73.644 metri quadrati.
I servizi dello stadium
Due imponenti obelischi accoglievano gli spettatori all’ingresso, come altre otto entrate, meno pretenziose, pur sempre belle, poste lungo tutto il perimetro.
Dei 70 mila spettatori, che trovavano posto sulle diverse gradinate, 40 mila potevano sedersi sulle poltroncine in legno posizionate ogni tre gradini, mentre 30 mila restavano in piedi. Naturalmente come tutte le strutture era munito di uno splendido palco reale.
Lo Stadium era davvero qualcosa d’incredibile, si pensi infatti alla cura dei particolari e dell’efficienza moderna della struttura. Tanto per citare alcune caratteristiche di servizio: al piano terra trovavano spazio oltre la palestra, utilizzata dalla Reale Società Ginnastica Torino, anche quelle ad uso della scherma, del pugilato, come di altre discipline sportive. Naturalmente non potevano, anche allora, mancare i servizi. Infatti lo Stadium era munito di: spogliatoi, docce, infermeria, caffetteria con annesso ristorante, sale per rinfreschi, scuderie, garage, magazzini e dormitori per gli atleti,che potevano ospitare ben 5 mila persone. Si capisce dunque quale fosse la dimensione di questo Colosso di Rodi, ma anche di quanto sia stato l’antesignano nel ricercare la spettacolarizzazione degli eventi sportivi e non, come accade ai giorni nostri.
Lo Stadium inadatto al calcio
Se dal lato per una certa tipologia di eventi esso potesse andare bene, per altri come il calcio invece era del tutto inadatto. Infatti abissale era la distanza tra il pubblico ed il terreno di gioco. Si pensi, infatti, che nell’arco di tempo in cui è esistito, lo Stadium ospitò due partite della Nazionale ed una ciascuno di Juventus e Torino. A partire dagli anni Venti le due torinesi trovarono ospitalità presso lo Stadio Comunale Benito Mussolini, poi ribattezzato Vittorio Pozzo, prima di divenire l’attuale Olimpico. Lo Stadium, comunque, assolveva alla grande i propri compiti. Non conosceva sosta per l’intensa attività che lo caratterizzava. Era una sorta di grande porto dove c’era di tutto e di più. Oltre ai grandi appuntamenti ginnici, c’erano: gare automobilistiche, corse dei cavalli, serate pirotecniche, pièce teatrali, mostre e proiezioni cinematografiche. Il cinema italiano è nato proprio a Torino, ecco perché la Mole Antonelliana ospita il grande museo dell’arte dei fratelli Lumière.
Fine dello Stadium
Purtroppo, dico purtroppo perché di questa struttura non ci è rimasto alcunché, iniziò infatti una lenta ma inarrestabile discesa. Alla fine nel 1930 il Comune la comprò. Ma non ci fu alcunché da fare, poichè l’attività andò scemando sempre più. Nel 1938 si pensò bene di chiudere, anche per lo spirare di un’aria che di lì a poco avrebbe portato alla Seconda Guerra Mondiale. Nel 1947,al termine della guerra, lo Stadium fu demolito. Noi però vogliamo ricordarlo splendente come nel giorno dell’inaugurazione, cioè quel 29 aprile 1911 in cui si aprì l’Expo dell’Industria e del Lavoro. Quel giorno seimila allievi delle scuole di Torino fecero il loro saggio ginnico, alla presenza di Sua Maestà Vittorio Emanuele III.
16 gennaio 2016
Massimo Rosa
(Foto: MePiemont.net)