Chiara Appendino rifiuta le Olimpiadi ed ora piange
Un antico proverbio dice: “Chi è colpa del suo mal pianga se stesso”. Mai detto popolare calza a pennello nel caso di Chiara Appendino, sindaco di Torino. Ora che Giovanni Malagò ha presentato la candidatura di unitaria di Milano e Cortina ,per ospitare le Olimpiadi del 2016,Chiara Appendino ora piange per l’esclusione di Torino. Too late!
Il primo cittadino aveva tergiversato, chiamandosi fuori…Chiedeva di avere sicurezze dal governo sugli ennesimi interventi assistenziali, in caso di partecipazione della città e del suo territorio regionale. Ed anche perché riteneva Torino la candidata ideale italiana, vista l’esperienza del 2006.
Al no di Giorgetti si era tirata fuori. Non immaginava, che le due regioni più virtuose della nostra Italia, cioè Veneto e Lombardia, proponessero le loro città, dopo alcune scaramucce politiche del tipo: “Prima io e dopo tu”.Hanno compreso che, sia la città lombarda che la Regina delle Dolomiti Cortina, sono due nomi paritariamente da spendere in un contesto mondiale. Sono sia l’una che l’altra note ovunque, e avevano tutto da guadagnare.
Milano e Cortina città idonee
Milano si è rifatta il look con la recente Expo Universale. Cortina è la stazione invernale più prestigiosa, ma anche ha già ospitato le Olimpiadi del 1956. Ora si accinge ad ospitare i Mondiali di sci alpino. Avevano quindi le carte in regola. Dunque un matrimonio Lombardo-Veneto che riporta la lancetta del tempo indietro. Le due regioni alla risposta del governo “Non tiriamo fuori il becco di un quattrino”, hanno risposto che non importa. Avevano la certezza dei privati, grazie alle numerose prestigiose aziende con sede nei loro due territori. Saranno dunque, qualora passasse la candidatura, le Olimpiadi dei privati, quelli che sanno fare i conti.
Spiace che Torino non sia della partita, anche se per la verità tre nomi sarebbero stati un eccesso. Così il sindaco Appendino, una volta perso il treno, non ha trovato di meglio che lanciare il j ’accuse contro il Coni: Too late, ripetiamo.
Villaggio olimpico e strutture di Torino 2006 in stato pietoso
Nella sua tardiva argomentazione ha ancora sottolineato quanto gli impianti piemontesi già esistenti non avrebbero avuto alcun nuovo impatto ambientale. Non erano necessari grandi investimenti, cosa, a dir suo, nel caso Lombardo-Veneto. Peccato però che l’impiantistica di Torino 2006 versi in stato pietoso, visto l’abbandono di tutti questi anni post olimpici.
Se da una parte Torino è stata virtuosa nell’organizzazione dei Giochi, non lo è stata altrettanto nel mantenimento delle strutture sportive, creando così danni enormi.
In questo contesto non va dimenticato la vergogna del Villaggio olimpico del capoluogo piemontese ridotto ad una Casbah, regno dei disadattati e della droga. Dunque un bendidio olimpico dilapidato.
Di chi la colpa? Di molti! Cioè delle istituzioni politico-sportive che avrebbero dovuto vegliare su quanto di buono e di bello era stato fatto.
Così, visto lo scenario e la riluttanza torinese, Giovanni Malagò, a cui non manca di certo l’intraprendenza, ha capito che la candidatura Milano-Cortina era spendibile in sede CIO a Losanna. La stessa era un’assoluta novità. Certo i contendenti, Vancouver e Stoccolma, sono tosti. Ma il binomio italiano ha dei buoni out-out da giocarsi.
Massimo Rosa